Loro parlano di calcio, noi possiamo al massimo scrivere o parlare di pallone. Loro non sbagliano un acquisto, quindi noi siamo incompetenti o al limite prevenuti se vediamo una Lazio con più difetti che pregi. Loro sostengono che questa squadra ha 22 titolari e una rosa in grado di competere con tutti e quindi di puntare a conquistare un posto in Champions League, noi firmeremmo oggi con il sangue per il sesto posto. Loro non lo dicono, ma hanno già messo nel mirino l’allenatore e (mandando avanti quelli che nella comunicazione romana da anni parlano e scrivono a nome loro) sostengono che se la squadra non va il maggiore responsabile è proprio Petkovic. Loro, però, a parole lo difendono a spada tratta l’allenatore, ma nella realtà gli hanno dato i 15 giorni (o forse anche meno), proprio come si fa con la donna delle pulizie. E allora sorge spontanea una domanda: perché non si assumono realmente e pubblicamente delle responsabilità e ci vanno loro in panchina?
Chi sono “loro” è facile capirlo, sono quei due soggetti, decisamente nervosetti in questi giorni, che da anni fanno e disfano qualsiasi cosa in casa Lazio. Uno da padrone e con i modi classici del signorotto arricchito, arrogante e anche un po’ cafoncello; l’altro è il suo braccio destro, oppure sentendo alcuni, solo poco più di un maggiordomo che esegue solo gli ordini del padrone. Loro, Claudio Lotito e Igli Tare, sarebbe uno spettacolo vederli uno al fianco dell’altro in panchina, mentre urlano ordini ai giocatori e provano a cambiare in corsa le sorti di un incontro. Lotito dice da anni che lui non si “intromette” in questioni tecniche, ma poi da anni si arroga il diritto di dare lezioni a chiunque, anche a gente che di calcio ne vedeva e ne masticava già da una vita quando lui è entrato nel mondo del calcio e non sapeva neanche la differenza tra pressing e forcing. L’altro, fa finta di stare in silenzio fuori dalla porta dello spogliatoio, ma da anni inserisce amici-spia nel gruppo e cerca di decidere formazioni e convocazioni, come quando portò in trasferta a Palermo il suo amico Stankevicius che era stato escluso da Reja dalla lista dei convocati. Ma gli episodi di“invasione di campo” sono tanti, anche più eclatanti. Quindi, perché non prendere veramente in mano la situazione?
E’ chiaro che si tratta solo di una provocazione. E’ chiaro che è solo un’estremizzazione di un qualcosa che comunque si basa su un fondo di realtà. E’ altrettanto chiaro che non succederà mai, ma in tanti pagherebbero di tasca loro per assistere ad un simile spettacolo. E io sarei tra questi. Non perché io voglia difendere a tutti i costi Petkovic. Non perché ci sia la volontà di scaricare per forza di cose le colpe solo sulla società se le cose vanno male, scagionando un tecnico che comunque è palesemente confuso e sicuramente non immune a colpe e con lui la squadra. Ma solo perché se Tare e Lotito credono così tanto nella forza di questa squadra e sono convinti di poter fare meglio di Petkovic, verrebbe voglia di chiedergli di dimostrarcelo nei fatti, non solo a chiacchiere che questa squadra è veramente da Champions League. Ma forse qualche dubbio sulla forza di questa squadra iniziano ad averlo anche loro, oppure soffrono di amnesie a dir poco preoccupanti. Igli Tare, ad esempio, a metà della scorsa settimana ha parlato di Lazio da Champions League, poi domenica poco prima del fischio d’inizio ha parlato di “anno di transizione”, lasciando un po’ tutti basiti. Ma come transizione? Una società che si vanta di aver speso 28 milioni di euro sul mercato investe tutti questi fanta milioni (fanta, perché sono reali né più né meno dei fantasmi…) lo fa programmando un anno di transizione? Ma che è, uno scherzetto di Halloween anticipato di una settimana? E se è uno scherzetto, quale sarebbe il dolcetto?
Tare ha le amnesie, Lotito dimostra di essere teso come una corda di violino. Fa l’arrogante a Roma (ma questa non è una novità), ma riesce a fare di molto peggio a Salerno, dove è arrivato a insultare e ad aggredire verbalmente in diretta una giornalista di una tv locale. Un siparietto penoso (simile a tanti andati in scena a Formello in questi nove anni) che ha fatto scalpore e che ha mostrato a tutti il vero volto del moralizzatore che non perde occasione per parlare di valori cristiani e per dare a tutti lezioni di come ci si comporta e soprattutto di come si deve fare il mestiere da giornalista. Perché lui anni fa ha preso (chissà come…) un tesserino da pubblicista dall’alto del quale si permette di insegnare il mestiere (che lui non ha mai fatto…) a chi giornalista è diventato per aver superato anche un esame di stato per entrare nell’albo dei professionisti.
E’ nervosetto Lotito e il suo nervosismo denota “paura”, perché le cose non stanno andando come aveva programmato: a Roma come a Salerno. E se a Salerno si permette di minacciare di andare via, dicendo “se non vi vado bene, trovati un altro presidente”, a Roma questo non si sogna proprio di dirlo. Perché senza voler offendere nessuno la Lazio ha più appeal della Salernitana, quindi se mette in vendita la società e si presenta veramente qualcuno, poi come si mette? Per questo a Salerno minaccia di andarsene mentre a Roma (dove è contestato come e più che a Salerno) minaccia di restare a vita. Perché se è vero che grazie alla Salernitana ha messo le mani su un appalto da 20 milioni di euro garantito dalle ASL di Salerno, a Roma lui di milioni grazie alla Lazio ne incassa da anni con le sue aziende. Direttamente dalle casse della società per compensi alle sue srl o cooperative, indirettamente perché grazie alla Lazio è entrato in tanti salotti buoni e a forza di distribuire bigliettini e pressare certi personaggi per ottenere favori si è garantito appalti su appalti. Perché è entrato nel calcio solo per amore dei colori dice lui, ma ha dimenticato di specificare che i colori a cui si riferiva erano quelli della Lazio ma dei vari tagli delle banconote.
STEFANO GRECO
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