delio rossi

“Io alleno pensando di essere un tifoso in tribuna o in curva, cerco di immedesimarmi in quello che vuole o non vuole la gente. I tifosi non vogliono essere presi in giro, vogliono la verità e anche se è brutta, gliela devi dire. Non si possono fare promesse o vendere fumo. Dovunque vado do il massimo e ragiono come se la squadra che alleno fosse l’ultima della mia carriera. Non potrei fare diversamente, perché non potrei trasmettere qualcosa, se non fossi il primo ad essere coinvolto al 100%.” Delio Rossi

Delio Rossi nasce a Rimini, il 26 gennaio del 1960 e comincia a giocare dall’età di 18 anni come centrocampista nella squadra del Forlimpopoli, dove rimarrà dal 1978 al 1980, anno in cui approda al Cattolica, club per il quale militerà solo una stagione, prima di trasferirsi al Foggia. Con la maglia rossonera, in 6 stagioni, saranno 127 le presenze, 31 delle quali in Serie B, con 4 marcature all’attivo. In questi anni Delio Rossi si innamora della maglia rossonera, tanto da dichiarare apertamente di esserne tifoso. Dopo l’esperienza al Foggia si trasferisce per un biennio al Vis Pesaro, per poi passare la stagione 1989-1990 alla Fidelis Andria, squadra con cui chiude la carriera da giocatore a soli 30 anni.

Subito dopo il ritiro comincia la sua carriera da allenatore al Torremaggiore, che nella stagione 1990-91 militava in Promozione. Solo un anno più tardi viene chiamato dal Foggia per allenare le giovanili, dove rimarrà fino al termine della stagione 1992-93, quando riceve la chiamata della Salernitana, che si trovava in C1. Alla fine del primo anno da allenatore professionista porta la squadra granata al secondo posto in classifica, conquistando l’accesso ai play-off per l’accesso in cadetteria. Prima i ragazzi di Rossi schiacciano in semifinale la Lodigiani per 4-0, poi all’ultimo atto sconfiggono la Juve Stabia per 3-0, conquistando la promozione in B. Per Rossi non poteva concludersi meglio il primo anno da allenatore professionista. Al secondo anno alla guida della Salernitana Delio Rossi sfiora di un nulla il miracolo: il sogno della promozione in Serie A svanisce solo all’ultima giornata, quando i suoi uomini soccombono per 2-1 sul campo dell’Atalanta, che conquisterà la promozione proprio a danno della compagine granata. Dopo un anno al Foggia nella stagione 1995-96, passa al Pescara, che sotto la guida di Rossi risulta imbattuta nelle prime 12 uscite stagionali. Dopo un periodo di flessione piuttosto lungo la squadra manca la promozione nella massima serie terminando il campionato al 6° posto.

Nella stagione 1997-98 fa il suo ritorno a Salerno, dove è accolto festosamente dai tifosi, dopo una stagione in cui il club aveva faticato più del previsto per conquistare la salvezza in cadetteria. Grazie anche ai colpi di un giovane Marco Di Vaio, laureatosi capocannoniere del torneo con 21 reti, gli “Ippocampi” stravincono il campionato di Serie B, stabilendo quello che al tempo fu il record di punti in cadetteria, ben 72 in 38 apparizioni e ritornando dopo 50 anni nel massimo campionato. Ma in Serie A le cose risultano molto più complicate: nella stagione 1998-99 viene esonerato due volte, venendo richiamato più che dal volere del presidente dalla tifoseria granata, non riuscendo a evitare però la retrocessione dei suoi, che chiudono al 15° posto finale. Nonostante ciò, gli viene riconosciuta la cittadinanza onoraria salernitana.

Dopo due esperienze poco fortunate, con Genoa e Pescara (entrambe in B), nel gennaio 2002 prende il posto di Cavasin al Lecce, che si trovava nei bassifondi della classifica di Serie A, senza però riuscire a salvare dalla retrocessione i giallorossi, con i quali continua il suo rapporto anche nella stagione successiva, culminata con una nuova promozione in A. Nella stagione 2003-04 raggiunge la salvezza con i salentini, collocandosi al 10° posto in classifica e vincendo consecutivamente contro la Juventus al Delle Alpi e contro l’Inter al Via del Mare.

Nel dicembre 2004 si accorda con l’Atalanta ultima in classifica, che non riesce a salvare nonostante gli ottimi risultati ottenuti, come dimostrano i 28 punti conquistati in 23 sfide.

Nell’estate del 2005 firma un contratto annuale con la Lazio, con la quale giunge al 5° posto finale, raggiungendo la qualificazione alla Coppa Uefa, poi revocata a causa dello scandalo Calciopoli, che penalizza di 30 punti la compagine biancoceleste, la quale si ritrova al 16° posto in classifica, a un passo dalla retrocessione. Visti i bei risultati ottenuti sul campo, la dirigenza laziale decide di prolungare il rapporto con il tecnico romagnolo fino alla fine della stagione 2008-09.

Nella stagione 2006-07 i biancocelesti partono con 3 punti di penalizzazione e nella prima parte del campionato non riescono a vincere con continuità. La prima gioia della stagione arriva a dicembre, quando i biancocelesti battono per 3-0 i rivali cittadini nel derby e Delio Rossi, come promesso prima del match in caso di vittoria, si tuffa nella Fontana del Gianicolo per festeggiare . Tra febbraio e aprile le aquile conquistano 8 vittorie consecutive, che varranno il 3° posto finale e la conseguente qualificazione ai preliminari di Champions League dell’anno successivo.

Nell’agosto 2007 i biancocelesti si impongono nella doppia sfida contro la Dinamo Bucarest, conquistando il pass per i gironi di Champions League, dove vengono aggregati nel gruppo composto da Real Madrid, Werder Brema e Olympiakos. Per Rossi non c’è neanche il tempo di gioire per l’esordio in Champions League che dalla Procura Federale arriva l’accusa verso il mister di aver indotto il presidente Lotito a influenzare i risultati del Lecce sul finire della stagione 2004-05. Il tecnico, affermando di essere estraneo ai fatti, viene comunque squalificato per 3 giornate. L’avventura in Champions termina proprio ai gironi per i biancocelesti, che dopo il doppio pareggio con Olympiakos in trasferta e Real Madrid in casa, guadagnano 3 punti nel doppio confronto con i tedeschi, ma non riescono a ottenere alcun punto nelle sfide di ritorno con i Blancos e l’Olympiakos, che sconfisse la Lazio all’Olimpico per 2-1, condannando la squadra di Rossi al 4° posto nel girone. In campionato uno scialbo 12° posto mostra tutti i limiti di una squadra mal costruita per affrontare 3 competizioni in una sola stagione.

La stagione 2008-09 segna l’avvento di un nuovo fenomeno alla corte biancoceleste: si tratta di Mauro Zarate, prelevato dagli arabi dell’Al-Sadd in prestito con diritto di riscatto fissato circa a 20 mln. Le giocate dell’argentino illuminano il pubblico biancoceleste, che proprio in quella stagione torna allo stadio in massa. Mentre in campionato il cammino biancoceleste termina al 12° posto, in Coppa Italia, dopo aver sconfitto il Benevento e l’Atalanta, i biancocelesti compiono l’impresa contro il Milan e battono nel doppio confronto la Juventus in semifinale. Il 13 maggio 2009 la Lazio si ritrova ad affrontare in finale la Sampdoria all’Olimpico davanti a una cornice di 60.000 spettatori. Dopo un inizio scoppiettante, culminato con un gol da cineteca di Zarate, il pareggio di Pazzini porta la sfida ai supplementari, durante i quali il risultato rimane fisso sull’1-1. La finale si decide quindi ai rigori: dopo gli errori di Rocchi da una parte e Cassano dall’altra, è Muslera a decidere la sfida, parando il 6° rigore doriano, calciato da Campagnaro. I biancocelesti si aggiudicano quindi la coppa, la qualificazione alla prossima Europa League e l’opportunità di vincere un nuovo trofeo, la Supercoppa Italiana, che si disputerà nell’agosto successivo contro quella che sarà l’Inter del “triplete”. Le lacrime a fine partita del mister biancoceleste fanno comprendere quanto la squadra abbia lavorato per raggiungere tale risultato, e fanno presagire inoltre un addio del tecnico, considerata anche la poca chiarezza da parte di tutto il mondo Lazio sulla situazioen del contratto di Rossi, che poche settimane dopo la finale annuncerà in conferenza stampa di non voler rinnovare il contratto con la Lazio. Finisce così il rapporto più duraturo che Rossi abbia mai avuto con una squadra nelle vesti di allenatore, sicuramente giustificato da alcune divergenze con la società, proprio appena dopo aver vinto il primo importante trofeo della sua carriera da allenatore.

Nel novembre 2009 sostituisce Zenga sulla panchina del Palermo e alla prima stagione in rosanero sfiora subito il 4° posto, valevole per i preliminari di Champions League dell’anno successivo, ma viene superata in extremis dalla Sampdoria, accontentandosi dell’accesso all’Europa League.

La stagione 2010-11 non comincia benissimo per il Palermo, che è costretto nel febbraio a rimuovere dall’incarico il mister a favore di Serse Cosmi dopo lo 0-7 contro l’Udinese. Viene richiamato solo un mese più tardi, non riuscendo però a evitare la sconfitta in finale di Coppa Italia contro l’Inter e terminando il campionato all’8° posto. Decide ora di interrompere il rapporto con il Palermo nonostante la proposta di rinnovo da parte del presidente Zamparini.

Nel novembre 2011 viene chiamato dalla Fiorentina, che aveva appena esonerato Mihajlovic, firmando un contratto biennale. Il suo rapporto con la viola si interrompe il 2 maggio 2012, quando al minuto 32 della sfida contro il Novara decide di sostituire Adem Ljajic, che comincia ad applaudirlo ironicamente e a insultarlo. La reazione dell’allenatore è incontenibile: tenta di sferrare più volte attacchi fisici al giocatore, colpendolo in almeno un’occasione. Oltre all’esonero, Rossi viene squalificato per 3 mesi.

Torna ad allenare nel dicembre dello stesso anno, quando sostituisce Ciro Ferrara sulla panchina della Sampdoria. Viene coinvolto in un altro episodio che gli costerà una squalifica per due giornate: durante un Sampdoria-Roma, terminata con il risultato di 3-1, mostra il dito medio al giocatore avversario Burdisso, scusandosi subito dopo con un comunicato, gesto che non eviterà la squalifica. Dopo aver condotto alla salvezza la squadra doriana nella stagione 2012-13, nel novembre 2013 viene esonerato dopo 3 sconfitte consecutive, che stavano portando la Sampdoria nei bassifondi della classifica.

Torna ad allenare nel maggio 2015 a Bologna, firmando un contratto con rinnovo in caso di promozione, che avviene dopo il doppio pareggio nella finale dei play-off ai danni del Pescara. Dopo aver raccolto solo 6 punti nelle prime 10 partite della stagione successiva, viene esonerato dal Bologna.

E’ tutt’ora alla ricerca di una squadra da allenare.



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