“Io lo so dal primo tocco se quel giorno il pallone in campo mi è amico o no. Se lo è, so che posso fare qualunque cosa, rischiare qualunque tipo di giocata. Ma se è nemico, posso anche alzare la mano e chiedere il cambio dopo dieci minuti”
Juan Sebastian Veron nasce a La Plata, in Argentina, nel 1975.
Se non fosse stato un figlio d’ arte, in quanto suo padre era Juan Ramon Veron, attaccante dell’Estudiantes che vinse 3 Libertadores di fila (1968-1969-1970) e una Coppa Intercontinentale contro il leggendario Manchester United di George Best e Bobby Charlton nel 1968, avremmo parlato di un predestinato: già a 19 anni è titolare nell’ Estudiantes, con il compito di ricalcare la straordinaria carriera del padre. Ma a metà degli anni ’90 la squadra di La Plata non viaggia in acque molto calme e nella stagione 1995-96 viene retrocessa in seconda dvisione argentina. L’ Estudiantes ha bisogno di far cassa e vende i suoi giocatori di spicco, tra cui figura anche Veron, che viene venduto al Boca Juniors. Dopo un solo anno passato alla corte degli “Xienezes”, Sven-Goran Eriksson, allora allenatore della Sampdoria, decide di portarlo in Italia per una cifra intorno ai 6 miliardi di lire. Dopo due stagioni con i blucerchiati la “Brujita” viene ceduto al Parma. Nell’unica stagione in cui indossa la maglia crociata Veron conquista una Coppa Italia e la Coppa Uefa: solo una stagione più tardi infatti passa per la cifra di 52 miliardi di lire (circa 30 milioni di euro) all’ambiziosa Lazio di Cragnotti. E’ qui che l’ argentino da il meglio di sè, aiutato anche dal fatto di poter contare su altri 10 compagni dal valore tecnico unico (tra cui Roberto Mancini, già suo compagno alla Samp e suo prossimo allenatore all’ Inter); nel biennio 1999-2001 con la Lazio conquista una Coppa Italia, uno Scudetto, una Supercoppa italiana e una Supercoppa europea contro il temutissimo Manchester United (1999) e nella stagione 1999-00 Veron entra a far parte della squadra dell’ anno della rivista ESM. Veron stesso dirà: “La Lazio è il posto dove ho avuto maggiore costanza. Due anni sempre al massimo, senza cadute. Negli altri club ho fatto bene, ma ho anche avuto dei cali“. L’ anno dopo la conquista dello Scudetto (si parla della stagione 2000-01) la società biancoceleste comincia ad accusare forti perdite nel bilancio e perciò Cragnotti è costretto a mettere da parte l’ intraprendenza che lo aveva contraddistinto fino a quel momento, lavorando invece sulle cessioni delle stelle del club per fare cassa. Tra questi c’è (ovviamente) la Brujita, che per una cifra poco superiore ai 40 milioni di euro (28 milioni di sterline) si trasferisce a Manchester, sponda United. Con i Red Devils è protagonista per due stagioni, durante le quali l’ argentino conquista il suo primo e unico campionato inglese. Nella stagione 2003-2004 il Chelsea acquisisce le prestazioni di Veron per poco più di 20 milioni di euro. A Londra la “Brujita” passa molto probabilmente il periodo più nero della sua carriera. Rimarrà li solo per un anno, dopo una stagione trascorsa più in infermeria che sul campo, in cui disputerà appena 7 partite in campionato, timbrando il cartellino in una sola occasione. Come il calcio italiano nel 1996 lo aveva lanciato sul palcoscenico dei grandi, esso lo riaccoglie come un figlio nella stagione 2004-2005. E’ l’ Inter di Moratti a credere che la “Brujita” non sia finito. Il tempo darà ragione alla società nerazzurra, grazie alla quale Veron torna ai suoi standard e con cui conquista 2 Coppe Italia, uno Scudetto (quello della stagione 2005-2006, che venne revocato ai rivali della Juventus dopo lo scoppio dello scandalo “Calciopoli”) e una Supercoppa italiana, che proprio grazie ad un suo gol al 5° minuto del primo tempo supplementare verrà conquistata dall’Inter a discapito della Juve. L’esperienza all’ Inter per Veron si chiude quando lui è ormai ultratrentenne: decide così di ricominciare da dove era partito, dall’ Estudiantes, a casa sua. Durante la sua seconda esperienza con la squadra di cui è tifoso, Veron raggiunge altri importanti traguardi, sia a livello di club sia individuale: vince due volte (2006 e 2010) il Campionato di Apertura, conquista nel 2009 la Copa Libertadores e ottiene per ben due volte il Pallone d’ Oro sudamericano (2008 e 2009). Nel 2011 annuncia il suo ritiro dal calcio professionistico stabilendo come data del ritiro il 18 Dicembre, giornata in cui si disputa l’ultima partita del Campionato di Apertura del medesimo anno. Ma per uno come lui è difficile accettare di dover smettere di giocare, perciò annuncia di protrarre l’attività agonistica per altri 6 mesi, giocando tutto il Campionato di Clausura 2012. Per quanto riguarda la Nazionale Veron vanta 73 presenze, un argento alla Copa America 2007 e 3 convocazioni alle fasi finali dei Mondiali con la Selecciòn. Il 16 Giugno 2012 si conclude la sua attività agonistica e pur di non restare lontano dal campo firma per il Coronel, una squadra dilettantistica argentina. Nello stesso anno viene nominato dall’ Estudiantes direttore generale, ruolo che ricoprirà per circa 8 mesi, fino al 19 Luglio 2013, data che riporta Veron tra i professionisti, ancora una volta all’ Estudiantes. Sembra che la storia di Veron calciatore non finisca più, l’ argentino vuole andare contro l’ avanzare del tempo e sembra non riuscire ad attaccare gli scarpini al chiodo. La passione che la Brujita prova nei confronti del calcio e dell’ Estudiantes in particolare supera ogni ostacolo: non importa se lui abbia 38 anni, importa solo giocare un altro anno a calcio con la sua squadra del cuore, temporeggiare il più possibile sperando che il tragico momento dell’ addio definitivo arrivi più tardi possibile o sognando che non arrivi mai, che il fisico regga a oltranza il pesante allenamento che deve subire tutti i giorni. Come afferma in un’ intervista la decisione di ritirarsi è stata ovviamente sofferta, ma è avvenuta per concentrarsi su fini più nobili: aiutare quanti più ragazzi possibili ad emergere, non solo nel calcio, ma anche nelle altre discipline sportive, dando loro non raccomandazioni, ma gli strumenti necessari per crescere da ogni punto di vista. Perciò l’ 11 maggio 2014 la Brujita scende per l’ultima volta in campo davanti al pubblico dell’ Estudiantes al “Ciudad de La Plata” nella partita contro il Tigre. Solo pochi mesi dopo l’addio al calcio giocato, precisamente il 5 ottobre 2014, viene nominato presidente della squadra biancorossa.
LORENZO MARTINI
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