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Personaggi storici SS Lazio: Marcelo Salas, “El Matador”

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Marcelo Salas nasce il 24 dicembre del 1974 nella città di Temuco, in Cile, e già da giovanissimo comiciano a intravedersi in lui un gran talento e una predisposizione particolare al ruolo di attaccante. Entra a far parte del settore giovanile del club cittadino, il Santos Temuco, a soli 9 anni, nel 1983. Saranno 8 le stagioni passate con i colori di casa, fino al 1991, anno della chiamata da parte della squadra cilena più rinomata, l’Universidad de Chile, che Salas non può rifiutare. Dopo altre due stagioni giocate nei campionati giovanili, nel 1993 il diciannovenne viene aggregato alla prima squadra de “La U” (soprannome col quale l’Universidad de Chile è conosciuta in patria). Nonostante l’altezza non impressionante il gran fisico dell’attaccante si rivelerà il suo punto di forza, consentendo al cileno di affrontare alla pari avversari fisicamente molto più avvantaggiati.

Nella prima stagione nel calcio dei grandi Salas soffre il cambio di categoria, che, unito al fatto che sia spesso costretto a giocare solo spezzoni di partite, portano l’attaccante a chiudere l’anno con 15 presenze e un solo gol, il primo da professionista. La seconda stagione all’Universidad segna l’esplosione di Salas, che solo in campionato risulta marcatore per 27 volte in 25 presenze, portando così la sua squadra alla conquista del campionato cileno. Successo che viene bissato l’anno dopo e che rendono “El Matador” molto popolare in Sud America.

E’ il River Plate ad aggiudicarselo per la stagione 1996/1997, sborsando quasi 4 milioni di dollari per acquisirne il cartellino. “Los Millionarios” costruirono per quella stagione una delle rose più forti che il campionato argentino ricordi: oltre al Matador, tra i componenti della rosa figuravano i nomi di Almeyda, Aimar, Sorin e Cruz, giocatori che negli anni successivi figurarono tra i migliori nei vari campionati europei nei quali militarono. Infatti non fu un caso la storica doppia vittoria nei campionati di Apertura e Clausura dello stesso anno, nelle quali Salas fu determinante con 11 reti e fu eletto giocatore sudamericano dell’anno. La stagione 1997/1998 si apre per il River Plate con i successi nella Supercoppa Sudamericana e nel campionato di Apertura del medesimo anno.

Le grandi prestazioni con il Cile nelle qualificazioni per il Mondiale del 1998 portarono Salas sotto i riflettori europei. Fu l’allora presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, a volerlo più di tutti e ad aggiudicarselo per una cifra di circa 15 miliardi di lire nel gennaio 1998. Il trasferimento avvenne però soltanto nell’estate successiva.

E’ nella stagione 1998/1999 che Salas comincia la sua avventura europea con la maglia biancoceleste. L’esordio ufficiale per l’attaccante arriva in agosto durante la Supercoppa Italiana, vinta dalla Lazio sulla Juve per 1-0. E’ il primo dei tanti trofei che El Matador vincerà con la casacca biancoceleste, alla corte di Sven-Goran Eriksson. La stagione terminerà con il secondo posto in campionato (valido per l’accesso alla Champions League dell’anno dopo) ma soprattutto con il trionfo dell’ultima edizione della Coppa delle Coppe nella finale contro il Maiorca, che oltre a consegnare il primo titolo europeo alla squadra capitolina, consentirà l’accesso all’ambita Supercoppa Europea, da contendere con il vincitore della Champions League del medesimo anno, il Manchester United di Sir. Alex Ferguson. Per Salas la stagione si conclude invece con 23 reti in 43 presenze, risultando così il miglior giocatore cileno del 1998.

Il 27 agosto 1999, allo stadio Louis II di Monaco, va in scena l’attesissima Supercoppa Europea, che viene risolta proprio da Salas con un gol al 35° del primo tempo, che risulterà decisivo sul tabellino finale. Per la prima volta nella sua storia si può dire che la Lazio sia, se non la prima, una delle migliori squadre al mondo in quel momento, potendo contare di talenti del calibro di Marchegiani, Nesta, Mihajlovic, Nedved, Veron, Mancini e lo stesso Salas. Se la stagione della Lazio si era aperta con i migliori auspici, la chiusura è stata ancora più ricca di gioie, prima con la vittoria in Coppa Italia nella finale con l’Inter e poi con il trionfo in campionato all’ultima giornata, quando i biancocelesti batterono la Reggina per 3-0 e la Juve, 2 punti avanti alla Lazio prima di quella giornata, si arrese per 1-0 sul campo del Perugia, consegnando lo Scudetto ai capitolini.

L’onda dell’entusiasmo biancoceleste consegnò ai tifosi un altro titolo, la Supercoppa Italiana del 2000, nella quale l’Inter dovette soccombere all’Olimpico per 4-3, gara alla quale Salas non prese parte. La stagione, oltre alla Supercoppa, regala poche emozioni alla Lazio, che chiude il campionato al 3° posto e viene eliminata ai quarti di finale di Coppa Italia. Per Salas lo spazio in campo si limita notevolmente, complici gli arrivi di Claudio Lopez e di Hernan Crespo nel reparto avanzato, e a fine stagione si trasferirà alla Juve per 25 miliardi di lire più il cartellino di Kovacevic. L’esperienza in biancoceleste si conclude per il cileno con un bottino di 48 gol in 117 presenze totali.

La parentesi con la Juventus si apre nella maniera peggiore per Salas, che neanche dopo due mesi di permanenza in bianconero si rompe il legamento del ginocchio destro, concludendo precocemente la sua prima stagione a Torino con un bottino di un solo gol in 7 incontri disputati, ma festeggiando con i compagni la vittoria dello Scudetto per quella stagione. L’anno dopo torna in campo, ma sembra che dopo il lungo infortunio abbia smarrito le doti che lo contraddistinguevano, giocando solo 11 incontri nell’intero campionato 2002/2003 ed entrando nel tabellino dei marcatori una volta sola. Le sue (poche) prestazioni opache non impediranno alla vecchia Signora di conquistare prima la Supercoppa Italiana del 2002 e, successivamente il campionato per la seconda volta consecutiva.

Ma le strade di Salas e della Juve sono costrette a separarsi nella stagione seguente, nella quale la dirigenza bianconera decide di mandarlo in prestito biennale al River Plate, sua vecchia squadra. Gli infortuni continueranno a limitare le prestazioni del Matador, che giocherà nei due anni di prestito solo 32 partite, siglando però 10 reti, utili alla vittoria del titolo di Clausura del 2004, l’ultimo trofeo di club che il cileno vincerà in carriera.

Nel 2005 rescinde consensualmente il contratto che lo legava alla Juventus, e torna in patria all’Universidad de Chile, la squadra che lo aveva lanciato nel calcio professionistico. Nelle stagioni 2005 e 2006 sfiora con il suo nuovo club le vittorie rispettivamente nel campionato di Clausura (2005) e di Apertura (2006). Poi nel dicembre il fallimento dell‘Universidad de Chile lo constringe allo svincolo.

Dopo 6 mesi di inattività torna nuovamente all’Universidad, che sembra essersi ripreso economicamente. Chiude la sua carriera al termine del 2008, dopo un ultima stagione positiva, nella quale sono state 11 le marcature del cileno. In carriera sono 251 le reti totali siglate da Salas, tra squadre di club e nazionale.

A proposito di nazionale, non si può omettere che El Matador sia il marcatore cileno più prolifico di sempre con la maglia della Roja, con 37 reti segnate nelle 70 partite ufficiali disputate. La carriera di Salas con il Cile comincia nel 1994, in una gara con l’Argentina terminata 3-3, nella quale lo stesso attaccante va in rete. Negli anni successivi insieme a Zamorano compone un tandem letale, che consentirà alla Roja di conquistare l’accesso alla fase finale del Mondiale 1998.

Il momento più alto della sua carriera in nazionale è sicuramente quello del Mondiale 1998 in Francia, nel quale con 4 reti risulta il capocannoniere della Roja e giunge fino agli ottavi di finale della competizione, piegandosi al Brasile.

Dopo l’infortunio occorso ai tempi della Juventus rimane fuori dal giro della nazionale cilena per diverso tempo, ma nel 2005 torna in occasione delle qualificazioni per il Mondiale 2006, nelle quali il Cile non riesce a raggiungere uno dei primi quattro posti valevoli per l’accesso alla fase finale. E’ in questo momento che Salas decide di abbandonare la nazionale per dedicarsi esclusivamente alla sua carriera nei club.

Nel 2007 l’allora C.T. del Cile, Marcelo Bielsa decide di richiamare Salas per le prime gare di qualificazione al Mondiale 2010, nelle quali l’ormai 33enne sigla una doppietta nel 2-2 contro l’Uruguay, contribuendo alla conquista dell’accesso alla fase finale del torneo. Questi saranno gli ultimi gol del Matador con la maglia della propria nazionale.

Dal giorno del suo ritiro è diventato presidente e direttore sportivo dell’Union Temuco, squadra della sua città natale militante nella Primera B cilena, l’equivalente della nostra Serie B.



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