“Essere laziale è qualcosa di speciale, diverso dalla massa. È stato l’istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l’aquila, un animale affascinante, regale, fiero.”

Paolo Di Canio è uno dei personaggi più discussi e controversi che fanno parte della storia della prima squadra della Capitale.

Nasce il 9 Luglio 1968 a Roma, precisamente nel quartiere del Quarticciolo, un rione dove essere laziali è una scelta coraggiosa, in quanto si avrà la certezza di essere quasi soli, a differenza degli odiati cugini giallorossi.

Viene notato giovanissimo dai dirigenti della Lazio quando militava nelle giovanili della Pro Tevere Roma. Passa quindi l’ adolescenza nel settore giovanile biancoceleste, che a soli 17 anni lo manda a fare esperienza in serie C2, alla Ternana. Dopo un anno torna a casa, con la Lazio che si trova in serie B e riesce, alla fine della stagione 1987-1988, a raggiungere la promozione che la riporta nella massima serie. In questa stagione Di Canio non troverà mai spazio, poichè giudicato ancora troppo acerbo. E’ nella stagione successiva, in serie A, che l’ allenatore Giuseppe Materazzi decide di puntare sul giovane attaccante del vivaio. Lo fa esordire il 9 Ottobre 1988 in occasione di Cesena-Lazio 0-0, e da quel momento Di Canio diventa un punto fermo della squadra. Durante la stagione 1988-1989 sigla un solo gol, ma determinante, poichè sblocca il derby capitolino del 15 Gennaio 1989, esultando con il dito alzato sotto la curva giallorossa, emulando un gesto proprio di una leggenda biancoceleste degli anni ’70: un certo “Giorgio Chinaglia”. Il derby si concluderà 1-0 per i biancocelesti, che proprio grazie alla rete del giovane Di Canio ottengono una vittoria nella stracittadina, dopo 3 anni di assenza dalla massima serie. Alla fine della stagione successiva, il presidente Calleri lo cede alla Juve per 7.5 miliardi di lire, scatenando l’ ira del giocatore stesso. Dopo un anno sotto la guida di Maifredi, il rapporto tra Di Canio e i bianconeri comincia a vacillare, complice l’ arrivo di Trapattoni sulla panchina bianconera, che con Di Canio non ebbe mai un bel rapporto.  Dopo due anni di convivenza forzata tra il giocatore e l’ allenatore si apre una ferita insanabile, e perciò Di Canio fa le valigie e approda in prestito alla corte di Lippi, a quei tempi allenatore del Napoli. La stagione a Napoli è piuttosto positiva per l’ attaccante romano, che però non verrà riscattato dai partenopei. Giunge l’ anno dopo a Milano, sponda rossonera. Anche con Capello (allenatore del Milan) il rapporto è instabile e perciò dopo due stagioni in rossonero è costretto a trasferirsi nuovamente, questa volta oltremanica, in Scozia, al Celtic per la precisione. La stagione 1996-1997 è forse la migliore in tutta la sua carriera, in quanto viene nominato a fine stagione il miglior giocatore del campionato scozzese. L’anno successivo passa allo Sheffield Wednesday, dove rimarrà un anno e mezzo, segnando 15 gol, ma venendo squalificato per 11 giornate a causa di una spinta ad un arbitro. Nel Dicembre del 1998 approda al West Ham, dove rimase per ben 4 stagioni e mezzo, lasciando un segno davvero positivo nel cuore dei tifosi degli Hammers, segnando più di 50 gol tra campionato e coppe. Nella sua carriera al West Ham c’è sicuramente un episodio che va ricordato più di ogni altro: è il 18 Dicembre del 2000, al Goodison Park va in scena Everton-West Ham, al 90° minuto, sul risultato di 1-1, il portiere della squadra di casa, Gerrard, si infortuna durante un’ uscita al limite dell’ area, Sinclair (ala del West Ham), mette una palla al centro per Di Canio, che anzi che insaccare in rete prende la palla con le mani e ferma il gioco, consentendo ai medici di soccorrere l’ estremo difensore avversario. Lo stadio esplode in un boato di lodi per Di Canio, che, grazie a questo gesto, conquista il premio Fair Play del medesimo anno e viene inserito nella squadra ideale del West Ham di tutti i tempi. Al termine della stagione 2002-2003 il West Ham retrocede in Championship e Di Canio è lasciato libero di andare: sceglie però di rimanere a Londra, al Charlton Athletic, per un anno, in cui segna 4 reti in 31 presenze. Nell’ estate del 2004 Di Canio segue ciò che gli dice il cuore e rinuncia ad un’abbondante porzione del suo stipendio per tornare a casa, nella Lazio. Della sua nuova esperienza a Roma viene ricordato sicuramente un secondo gol nel derby romano dopo quello del 1989. Anche stavolta sblocca la partita, ma il risultato finale sarà di 3-1 per i biancocelesti. Celebre e ricorrente, in questa parte della sua carriera, il saluto romano mostrato ai suoi tifosi durante alcune partite, che costerà a giocatore e squadra molteplici ammende e un particolare interessamento della FIFA. Anche nella stagione successiva è titolare nella Lazio guidata da Delio Rossi, che si piazza a fine stagione in zona UEFA. Ma il presidente Lotito non desidera in alcun modo proseguire il rapporto con il giocatore, che termina cosi la sua seconda avventura in biancoceleste e si accasa nell’ estate 2006 alla Cisco Roma, militante in serie C2. Dopo due stagioni alla Cisco, complici l’età e i ripetuti infortuni negli ultimi anni di carriera, Di Canio sceglie di appendere gli scarpini al chiodo. Dopo il ritiro viene invitato regolarmente in alcune trasmissioni calcistiche e ricopre spesso la veste di commentatore sportivo in Europa League. Dal 2011 sceglie di allenare lo Swindon Town, squadra inglese militante nella Football League Two, equivalente alla nostra vecchia serie C2. Nel primo anno da allenatore ottiene il primato nella classifica finale e la conseguente promozione nella Football League One. Nella stagione successiva, dopo alcune divergenze con la dirigenza, decide di dimettersi. Nel Marzo del 2013 viene ingaggiato dal Sunderland, che naviga nei bassifondi della classifica in Premier League. Dopo una serie di risultati postivi il Sunderland ottiene un’ insperata salvezza e Di Canio viene confermato anche per la stagione successiva. La stagione 2013-2014 si apre con 5 incontri senza neanche una vittoria e perciò Di Canio viene esonerato dalla dirigenza. Dalla stagione 2014-2015 è opinionista per Fox Sport.

Lorenzo Martini

 



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