Il colosso giapponese ha superato se stesso e le aspettative

Diciamocelo chiaramente: in questi mesi di quarantena abbiamo fatto ricorso ai più disparati espedienti per fronteggiare lo stop forzato delle nostre quotidiane attività. Da chi si è scoperto panificatore incallito a chi ha fatto di Netflix il migliore amico delle proprie giornate, tutti abbiamo fatto i conti con la noia e la tediosità di interminabili ore passate ad aspettare i numeri della Protezione civile. Chi ha una consolle ne ha approfittato, invece, per rinsaldare vecchie abitudini di intrattenimento che sembrano non lasciare spazio ad una ipotetica realizzazione di un identikit di giocatore. Perché che si tratti di grandi o piccini, sconosciuti o personaggi famosi (vedasi Leclerc), i fan dei videogiochi sono tanti e variegati.

Inutile specificare che, negli ultimi dieci anni (o forse più), la padrona incontrastata delle simulazioni calcistiche è stata la creature di Electronic Arts Sports. Le pubblicazioni annuali del videogioco FIFA stracciavano letteralmente la concorrenza e le ragioni di questo successo vanno ricercate negli investimenti fatti nella direzione di motori grafici sempre più sofisticati e di game play ricercati che vanno da sempre incontro alle necessità dei giocatori, anche negli scenari online. La ricchezza di contenuti e di licenze hanno poi rinsaldato gli ambiziosi progetti dei sviluppatori canadesi: tutta la Premier League e le serie britanniche inferiori, la Bundes, la Serie A e la vastità di scelta tra gli impianti sono da sempre un punto di forza di FIFA.

Dal suo canto, Pro Evolution Soccer si pone come veterano del settore: celebre da ben più tempo del rivale FIFA, ha ogni anno fatto del suo cardine la fedeltà alle movenze, alle fattezze e ai tocchi di palla dei calciatori. Le già poche licenze e l’abbandono del marchio UEFA nelle competizioni europee hanno gradualmente inspessito la differenza tra i due competitors. Differenza che, mai come in quest’annata, si è notevolmente assottigliata. Vediamo perché.

Tanto per cominciare, la copertina. In Italia, la partnership esclusiva con Allianz vuol dire esclusiva Juventus e, nel Belpaese, la Vecchia Signora è la squadra più tifata (anche la più detestata, ma in luogo di vendita poco importa). L’aggiunta dell’intera gamma originale di squadre Serie Bkt (sì, anche il logo e il nome lo sono) insieme alla Primera Division argentina, con tanto di Bomboniera e Monumental, nobilitano e non di poco il titolo. La grafica rasenta la perfezione e non è una novità, ma a sorprendere è il gameplay e la definitiva svolta verso una progettazione che finalmente pone l’attenzione sull’eSport. Per quanto riguarda le dinamiche di gioco, Konami rivoluziona completamente lo stile offensivo: niente più calcio elettrico e fluidificante, niente più serpentine facili ed esuberanti, la consulenza di una leggenda del dribbling come Iniesta è valsa a sviluppare un inedito sistema di comandi per superare l’avversario. La costruzione della manovra è dura e pura, ardua da cominciare e ancor di più da terminare. La scelta oculata delle tattiche e dei passaggi, oltre ad una buona coordinazione del corpo, si rivelano indispensabili per avere buone probabilità di trafiggere il portiere. La manovra, l’avversario e le condizioni del campo vanno studiate alla pari della condizione fisica e dello spirito di squadra dei propri uomini, specialmente in modalità Master League. E se attaccare con qualità è d’obbligo, difendere attentamente significa decidere le sorti del match: evitando di abusare della leva della velocità, che finirebbe per causare precoce stanchezza, bisognerà ponderare le scivolate e optare per una dovizioso scelta di tempo del tackle, servendosi quando possibile del raddoppio e non dimenticando mai l’importanza del modulo. Le pecche: l’arbitro fischia davvero tutto e gli avversari sono abilissimi dai calci piazzati, dunque occhio ai falli, specie quelli intenzionali (i cartellini volano con una certa rapidità).

Dopo anni di dominio FIFA, a cui ho giocato instancabilmente, devo ammettere che virare su PES è stata la mossa migliore. Per assaporare una simulazione vera di calcio, in cui anche il primo impatto col pallone pregiudica il flusso dell’azione, bisogna indiscutibilmente giocare a PES.



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