Sergio Petrelli, ex difensore della Lazio campione d’Italia del ’74, fa un salto indietro raccontandosi ai microfoni biancocelesti

“Anche se sono passati più di quarant’ anni lo scudetto vinto il 12 maggio del 1974 è una cosa mi terrò dentro per tutta la vita, è stato il coronamento di una carriera. Vincere un titolo con la Lazio è come vincerne 10 con la Juve. È stata la soddisfazione più grande, mi ricordo che eravamo intontiti quasi non ci credevamo, eravamo tutti meravigliati e solo la sera abbiamo realizzato quello che era successo.

Ricordo bene quella partita contro il Foggia, noi volevamo vincere lo scudetto e loro volevano conquistare punti per non retrocedere. A Renzo Garlaschelli, che fu espulso per fallo di reazione, non gli abbiamo detto nulla perché eravamo tranquilli e sicuri di vincere, non potevamo rinunciare ad un successo, nella nostra testa c’era solo questo obiettivo, avremmo vinto comunque quella partita, non c’era scampo per gli avversari. Eravamo ringhiosi, Garlaschelli era un ragazzo d’oro, non era mai stato ammonito e l’espulsione è la giusta indicazione per far capire che aria tirava in campo.
Maestrelli prima del match ci chiese massima attenzione. Il Foggia era una sua ex squadra e affrontarla da avversario lo rendeva agitato. Ricordo che prima della partita prese la parola Frustalupi e ci disse: “Ragazzi non preoccupiamoci perché la partita la dobbiamo vincere. È un’occasione irrinunciabile ed irripetibile e dobbiamo essere concentrati solo sulla vittoria”. Dopo queste parole il mister si tranquillizzò. Noi ci stringemmo tutti, eravamo proprio un bel gruppo e non ce n’era per nessuno.
Frustalupi andò via dall’Inter perché lo reputavano vecchio, alla Lazio giocò tre anni strepitosi. Davanti alla difesa chiudeva tutti gli spazi e dava ordine a centrocampo. Molti ricordano Chinaglia, Oddi e tanti altri ma Frustalupi è stato il vero artefice di questa vittoria. Lo metterei allo stesso livello di Giorgio.Fu una partita agonisticamente vera, molto sentita, da tutte e due le formazioni, e ha prevalso la voglia di vincere. Martini fu sostituito da Polentes per infortunio ma nessuno si fece la domanda se fosse alla sua altezza, eravamo molto carichi.
A Klose manca un gol per raggiungere Garlaschelli nella classifica miglior marcatori biancocelesti. I due sono completamente agli antipodi. Ranzo era un’ala vecchia maniera, una farfalla, saltava sempre l’uomo e segnava spesso, Miro è un giocatore di movimento, ha una grande potenza fisica.
Garlaschelli ora avrebbe fatto la fortuna di tante squadre”.



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