portanovaA Montespaccato, la vecchia Borgata Fogaccia, chi tifa Lazio si distingue dal coro. Un po’ come il baby prodigio del cinema Jimmy Grimble, che alla domanda posta da un osservatore del Manchester United che gli aveva offerto un provino (gentilmente declinato) “Cosa ci può essere di meglio dello United?“, risponde sornione “Il Manchester City”Qui nasce un laziale vero. Daniele Portanova, centrale difensivo classe ’78, ha girato l’Italia nella sua lunga e fortunata carriera. Ha rappresentato una vera e propria bandiera di Siena, Bologna e Genoa, la squadra di cui è capitano. Ma non ha mai dimenticato la sua fede, i colori del cuore, l’Aquila. Un ragazzo cresciuto a pane e Gruppo Rock. La Roma lo acquistò giovanissimo dal Montespaccato, un dirigente gli sequestrò subito la sua collanina biancoceleste, ma lui inventò un curioso stratagemma per bagnare il suo sudore con i colori del cielo. Negli anni ha marchiato la sua pelle, l’Aquila campeggia sul suo braccio anche se il primo tatuaggio non si scorda mai: “E’ stato Mr. Enrich, il simbolo degli Irriducibili”.

Una carriera da assoluto professionista in campo, ma con il cuore sempre pulsante per la sua Lazio. Un sogno, quello di vestire la casacca biancoceleste, che probabilmente non verrà mai esaudito, ma poco importa: “Tifoso lo sarò sempre, ve lo assicuro. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha intervistato in esclusiva il capitano del Genoa Daniele Portanova, per un viaggio all’interno della sua incrollabile fede.

La stagione con il Genoa si è conclusa con una salvezza tranquilla, qual è il giudizio del capitano? “Il resoconto è positivo se consideriamo gli obiettivi prefissati a inizio stagione, cioè di rimanere in Serie A senza nessuna sofferenza. Abbiamo raggiunto la salvezza con estremo anticipo quindi sotto questo punto di vista è positivo. Abbiamo rovinando tra virgolette un campionato che poteva essere molto positivo e questo mi dispiace però tutto sommato il Genoa resta in Serie A e di questo siamo tutti felici. Ho la fortuna di indossare una maglia importante, una piazza che merita tanto”.

Per la Lazio invece niente Europa, possiamo parlare di stagione deludente? Penso che Reja abbia fatto un buon lavoro, è un peccato perchè se un paio di risultati fossero girati a favore avrebbe potuto ambire a conquistare una posizione per qualificarsi in Europa League. Questo mi dispiace un po’ da tifoso, tuttavia non parlerei di fallimento totale, è una stagione nata male, se avessero fatto qualcosa all’inizio può darsi che avrebbero raggiunto la qualificazione alle coppe”.

Si parla di rifondazione, neanche Reja è più certo della sua posizione… “Non sta a me giudicare, se arrivasse qualche elemento per migliorare la Lazio saremmo tutti contenti. Per quanto riguarda le scelte societarie non mi sento di metter bocca, non mi sembra giusto per rispetto di Reja che tutto sommato ha ottenuto dei buoni risultati alla Lazio, trovando anche un ambiente imperfetto per vari motivi”.

In passato hai sottolineato più volte l’importanza di uno stadio pieno. Oggi il popolo laziale è in contestazione, quanto pesa sulle sorti della squadra? “Soprattutto a Roma il pubblico è il dodicesimo uomo in campo, è normale che danneggia un po’ la squadra sotto questo punto di vista. La squadra nonostante tutto ha dimostrato di saper lottare e potercela fare. Da calciatore non mi sento di accusare nè il lavoro di Reja nè dei ragazzi, da tifoso mi dispiace perchè quello laziale è un popolo di cuore e l’ha dimostrato anche in occasione dell’evento Di Padre in Figlio. Quello è il vero popolo laziale”.

Sei stato invitato dagli organizzatori per l’evento Di Padre in Figlio ma un contrattempo ti ha bloccato all’ultimo momento. Ti sei goduto la serata in tv? “E’ una dimostrazione che il popolo laziale c’è, non ha smesso mai di amare i propri ideali e i propri colori. E’ stato impressionante, ancora oggi ho la pelle d’oca. Vedere tutti i giocatori che ci hanno regalato gioie, tutto lo stadio pieno, chi è laziale può capire”.

Tanti campioni hanno partecipato a questa grande serata di Lazio. Non c’era Paolo Di Canio, sembra essersi un po’ allontanato dopo l’ultima esperienza in campo….Per noi Laziali Paolo Di Canio è un punto di riferimento, Paolo Di Canio alla Lazio tutta la vita. Non penso si sia allontanato, forse fisicamente ma mai con il cuore e la testa della Lazio, questo è poco ma sicuro”.

Sei un Laziale doc, ma sei cresciuto nel settore giovanile della Roma. In un’intervista hai dichiarato che ti sequestrarono una collanina della Lazio al tuo approdo in giallorosso. L’Aquila tatuata sul braccio però non è removibile… Ho due-tre tatuaggi della Lazio se è per questo. Il primo è stato Mr. Enrich (simbolo del gruppo ultras degli Irriducubili, ndr). Sono cresciuto nel settore giovanile dell’altra squadra, essendo laziale al 100% indossavo la canottiera della Lazio sotto la divisa della Roma”.

Qual era il tuo rapporto con questi colori da giovane? Andavo spesso con mio cugino nel Gruppo Rock, nel C.M.L (Commandos Monteverde Lazio, ndr), ho iniziato presto a giocare a calcio, quando frequentavo lo stadio stavo con loro. Sono cresciuto con il mio idolo Beppe Signori, ho iniziato con Ruben Sosa e Riedle. Ho avuto la fortuna di assaporare una Lazio veramente forte”

Hai realizzato una decina di gol in Serie A di cui tre proprio alla Lazio. Ovviamente non hai esultato, ma questa decisione nel 2010 creò un piccolo caso con i tifosi a Bologna. Aver fatto tanti gol alla Lazio è pura casualità. Io sono un professionista e do il massimo per la maglia che indosso. Il tifo è un’altra cosa. Quando segnai l’ultimo gol dissi che non era colpa mia, se mi avessero marcato un po’ meglio (ride, ndr)…

Nell’ultimo turno i biancocelesti hanno ricevuto un Bologna già condannato alla retrocessione. Sei dispiaciuto? “Bologna è stata una tappa importante della mia carriera. E’ una piazza dove ho dato e ricevuto tanto, per me è sceso in B un pezzo di cuore. Sono certo che la gente di Bologna non è retrocessa, è una piazza importante che merita la massima serie e palcoscenici importanti anche per la storia che le appartiene. Spero di rivederla presto in Serie A, perchè la citta non merita una categoria inferiore”.

Sei mai stato vicino alla Lazio in passato? “Ho saputo di qualche interessamento in passato, ma non si trattava di contatti veri e propri. Un giorno dissi al mio procuratore ‘Io per la Lazio gioco un anno gratis’. E’ sempre stato il mio sogno vestire questa maglia, non si è avverato, ma nessuno mi toglierà mai il cuore. Il tifo rimarrà per sempre”.

Tare è alla ricerca di un paio di centrali difensivi per la prossima stagione. Possiamo suggerire il nome di Daniele Portanova? Mai dire mai, però tifoso lo sarò sempre, ve lo assicuro…”.



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