petkovicVi ricordate l’ultima grande partita giocata dalla Lazio? Non mi dite il derby del 26 maggio perché quella è stata una partita intensa, nervosa, attenta e alla fine straordinariamente eccitante, ma non bella.Se ci penso un po’ posso dire che la Lazio ha giocato una grande partita, pur non vincendo, in casa contro il Napoli. Era il 9 febbraio, sei mesi fa, e anche in quell’occasione venivano da un inizio anno giocato maluccio.  Nella Lazio di oggi non c’è pressing, non c’è intensità, non c’è movimento. La nostra offerta tattica è dare la palla all’esterno, una volta a Lulic, un’altra a Candreva, i quali corrono in avanti e se va bene convergono e tirano in porta, altrimenti crossano al centro dove non abbiamo un colpitore di testa, oppure si fermano e tornano indietro perché non sanno a chi dare il pallone. Klose è lasciato al suo malinconico destino di “attaccante eremita”, mentre Hernanes viaggia a corrente alternata, tra grandi acuti e grandi silenzi. Non parliamo, poi, della difesa, infilata, in particolar modo centralmente, con una facilità disarmante. IO vedendo la Lazio giocare è tanto tempo che non mi diverto, così come non mi diverto affatto a prendere 8 goal dalla Juventus in due settimane. Mi chiedo quale sia la causa di tutto questo. Giocatori sopravvalutati? Blocco psicologico? Acquisti sbagliati? Quasi dimenticavo, colpa di Lotito? Forse tutto questo insieme, ma il dubbio che anche Pektovic abbia le sue responsabilità mi viene. Ho come l’impressione che, accolto tra lo scetticismo generale, ad un certo punto abbia avuto la preoccupazione di accreditarsi agli occhi della piazza e degli addetti ai lavori, lasciando da parte la sua filosofia di gioco, per pensare principalmente a fare qualche risultato e andare avanti. Non vedo nulla, ma proprio nulla, di una squadra propositiva, piena di ritmo e idee. Non c’è una sovrapposizione, non c’è un movimento senza palla, non c’è l’atteggiamento offensivo che tutti ci aspettavamo. Rimango affascinato dalla persona Pektovic, che ritengo di una integrità morale e di una cultura sociale fuori dal comune, ma mi chiedo se non sia il caso di cominciare a mettere in discussione la sua capacità di guidare ad lati livelli una squadra di Serie A.

Sandro Di Loreto – lazialità



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