Fa quasi tenerezza l’avvocato Gentile, anche e soprattutto perché in fin dei conti è una bravissima persona, uno chiamato non per colpa sua a compiere delle missioni al limite se non oltre i confini dell’impossibile. Ieri, per un’oretta ha provato a convincere tutto il mondo che la Lazio aveva vinto la causa contro Zarate, che il giudice Zaccheo chiamato a decidere sul lodo tra la società e l’argentino aveva dato ragione alla linea di difesa della società. Ma il trionfo è durato poco, giusto il tempo di leggere le carte e di capire che cosa è realmente successo. Purtroppo per noi (perché in ballo ci sono soldi, tanti, e della Lazio non di Lotito), l’avvocato Gentile non ha vinto nulla, perché il giudice Zaccheo stante la decisione di Zarate di rinunciare al lodo, comunicata dal suo avvocato nell’udienza della settimana scorsa, non è potuto entrare nel merito, ma ha dovuto solo prendere atto della rinuncia e dell’inutilità di una sua eventuale decisione, visto che a decidere sul destino di Zarate sarà un organismo superiore, cioè la FIFA. Per questo, la dichiarazione trionfale di Gentile “abbiamo vinto, il Collegio Arbitrale ha condannato Zarate a pagare una multa. Lui pensava di potersi sciogliere dal legame contrattuale, invece dovrà tornare alla Lazio”, ha scatenato la reazione immediata sia dell’avvocato di Zarate che dell’Associazione Calciatori, che hanno spento sul nascere l’entusiasmo per una vittoria che in realtà non c’è stata.
“Il giudice ha preso atto della rinuncia del tesserato alla domanda di risoluzione proposta. Zarate ha comunicato al Collegio di avere già receduto con altra modalità dal contratto con la Lazio”. Insomma, Zarate è di fatto già libero, perché per evitare la lentezza della macchina burocratica della Federcalcio (5 mesi per arrivare ad una decisione e neanche definitiva perché soggetta a ricorso…) si è rivolto direttamente alla FIFA, chiedendo la risoluzione del contratto ed un transfer provvisorio per potersi allenare e poter giocare con la nuova squadra che ha scelto in attesa del giudizio. Ovvero il Velez. E la FIFA ha accettato la richiesta. Per questo Zarate non solo non tornerà in Italia, ma nella nottata su Twitter ha detto la sua, tirando l’ennesima frecciata a Lotito.
“Quante cazz…che dicono, LOTI… non ha mai vinto una causa ne lo fara io ho desistito il arbitrato. per farli una gran causa mediante FIFA”.
E allora spieghiamo che cosa sta succedendo. La Federcalcio, non avrebbe mai concesso un transfer provvisorio. Per regolamento, ogni vertenza tra una società e un tesserato deve passare attraverso il Collegio Arbitrale. Perché il tesserato non può dichiararsi sciolto dal vincolo contrattuale anche se violando l’accordo collettivo la società non reintegra nella rosa il giocatore entro tre giorni dalla richiesta ufficiale. Passano settimane, a volte mesi, perché l’iter del ricorso al Collegio Arbitrale in base all’art. 7 è lunghissimo: prima deve essere nominato il presidente del collegio giudicante, poi c’è il tentativo di conciliazione tra le parti, poi una volta venuta meno la possibilità di una risoluzione bonaria della vicenda si entra nel merito e la decisione finale del Collegio Arbitrale, anche se favorevole al giocatore, non consente l’immediato scioglimento del contratto, perché c’è la possibilità di fare ricorso. E visto che Zarate è di fatto fuori squadra da dicembre, dopo sette mesi ha detto basta. Ha provato la via dettata dal regolamento, ma quando ha capito che la strada per liberarsi sarebbe stata lunga, ha scelto la via diretta: ovvero il ricorso alla FIFA. Perché per regolamento la FIFA concede dei transfer provvisori, quindi in attesa di giudizio il calciatore può giocare anche per un anno con un’altra società: con il calciatore e il club che lo tessera che si accollano il rischio di pagare un eventuale indennizzo alla società (in questo caso la Lazio) di provenienza, magari dopo anni. E’ successo con Mexes, è successo in parte anche con Matuzalem.
Per questo Lotito ieri sera ad Auronzo di Cadore era tutt’altro che gongolante per l’esito della vicenda, come lo sarebbe stato invece in caso di successo reale. Perché con la rinuncia al lodo da parte di Zarate, è venuta meno per lui e per la Lazio la possibilità di giocarsi le proprie carte in“casa” invece che in Svizzera. E’ vero che dal 1° luglio la Lazio non sarà più obbligata a pagare l’ingaggio a Zarate, ma dovrà portare comunque a bilancio una “minus valenza” di 5 milioni di euro (perché di fatto il giocatore si è svincolato) e con questa mossa la società ha definitivamente perso la possibilità di fare in qualche modo cassa con un giocatore che in 5 anni è costato qualcosa come 23,3 milioni di euro tra prestito e cartellino, 12 milioni di euro di commissioni agli agenti (3 milioni all’anno versati a Londra sul conto della Pluriel Limited) e 11 milioni di euro lordi d’ingaggio. Più di 46 milioni di euro spesi per ora non incassare un solo euro dal cartellino di Zarate.
“Vediamo se torna. Certo non può essere che non sappiamo niente del ricorso alla FIFA”, ha confessato poi ieri a tarda serata Gentile dopo l’entusiasmo iniziale. E questa è la cosa più assurda in questa vicenda, ancora più del danno economico. Come ha dovuto ammettere Gentile, in tre settimane la Lazio non è riuscita a sapere nulla dalla FIFA su come stanno realmente le cose, quantomeno se c’è depositato un ricorso di Zarate e in base a cosa e da chi il giocatore ha ottenuto un transfer provvisorio, visto che si allena regolarmente con un altro club. E questo è preoccupante, soprattutto perché alle porte c’è un altro processo. Domani, infatti, Gentile tornerà nuovamente in aula per difendere la Lazio nel processo legato al filone delle scommesse aperto dalla Procura di Cremona. E visti i precedenti dell’avvocato di fiducia di Lotito, c’è da sperare per la Lazio che siano bravi almeno gli avvocati di Mauri, altrimenti sarà dura, molto dura uscirne indenni, anche se Palazzi in mano ha solo dei “relata refero” di un pentito per giunta smentito da quelli che lui ha sempre indicato come i suoi informatori. Nel 2006, con Ugo Longo a difendere la Lazio e Gentile a difendere Lotito, la società ne uscì con 3 soli punti di penalizzazione dopo la retrocessione in primo grado, nonostante la squalifica del suo presidente. Ma stavolta c’è Gentile a difendere la Lazio, quello che dal 2004 a oggi ha perso tutte le cause sportive intentate dalla società. Insomma, ce n’è abbastanza da invocare un aiuto Divino, un intervento di quello“stellone” che ci è sempre venuto in soccorso nei momenti di difficoltà.
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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