Un tira e molla, prima bianco poi nero, poi bianco poi nero…. il 13, non più il 13 giugno. Incertezze, parole ma nulla di concreto. Il tifoso di calcio sopratutto le società non sanno più cosa credere ma così come gli italiani durante la quarantena e tante parole che poi si contraddicevano.
Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora è tornato a parlare ai microfoni di ItalPress:
«Quando potrà ripartire in sicurezza il campionato? Speriamo tutti il prima possibile, ma al momento non abbiamo ancora certezze, come ha ben ricordato il presidente Conte. Se, come speriamo, le curve dei contagi continueranno a scendere allora sarà possibile confermare quella data per la ripresa della Serie A (13 giugno, ndr). Dobbiamo però arrivarci gradualmente, muovendoci con prudenza e responsabilità, come abbiamo fatto fino ad ora, con grande sacrificio di tutti gli italiani».
Positivo in squadra
«Caso di positività tra giocatori potrebbe compromettere la continuità del campionato? Potrebbe compromettere in primis la loro salute e quella delle persone vicine, compresa quella dei tanti lavoratori legati alla squadra. Non si tratta quindi solo di un tema squisitamente sportivo. Capisco che in caso di positività tra i giocatori un ulteriore stop potrebbe incidere in maniera determinante sul prosieguo delle partite, per questo stiamo prendendo in considerazione tutte le soluzioni possibili e validate dai medici. L’obiettivo che dobbiamo realizzare non è solo quello di far ripartire il campionato, bensì di riuscire a farlo terminare”».
Gli allenamenti di gruppo
«Se è giusto che alcuni governatori abbiano deciso di far ripartire gli allenamenti? Gli allenamenti sono partiti in maniera puntuale in tutte le regioni nei giorni e nei modi indicati dal Governo. Alcuni governatori di regione hanno palesato la volontà di permettere ai club di serie A di allenarsi nei loro centri sportivi. Una possibilità che avevamo ponderato, tanto da chiedere un parere al CTS che si è espresso positivamente prima che gli stessi centri fossero riaperti. In generale, penso che quando si affronta una lotta come quella contro il Coronavirus, bisogna procedere con unità di intenti e senza fughe in avanti, che rischiano solo di creare confusione ed essere controproducenti».
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