“Profeta non sarò, ma il cuore mio sa già, che io non vivrò un solo istante d’ora in poi senza di te. Profeta non sarò, ma il cuore mio saprà dirti al posto mio che vivrò solo per la tua felicità. Solo per noi, solo per noi”…
Parole e musica di Demis Roussous, cantante greco di origine egiziana che fece furore in Italia alla fine degli anni settanta proprio con questa canzone “Profeta non sarò” che ben si adatta a casa Lazio in cui si discute tanto, forse anche troppo, del destino di Anderson Hernanesde Carvalho Viana Lima, detto “il profeta”. Che nel calcio moderno non esistano giocatori incedibili, oramai è un dato di fatto, un qualcosa che noi laziali abbiamo imparato da anni, prima a nostro vantaggio e poi a nostre spese. Il tempi del Cagliari che riusciva a resistere alla tentazione di cedere Gigi Riva o di Lenzini che rifiutava assegni da capogiro pur di trattenere Giorgio Chinaglia, fanno parte di un calcio che non esiste più. In casa Lazio, l’ultima rivolta di piazza è datata 11 giugno del 1995, con la rivolta popolare che costrinse Sergio Cragnotti a strappare il contratto di cessione di Beppe Signori al Parma. Dopo di allora, il nulla, perché a posteriori quasi tutti alla fine riconobbero che anche in quella occasione Sergio Cragnotti ci aveva visto giusto. Quindi, poteva arrivare l’incedibile Bobo Vieri per poi ripartire un anno dopo al doppio o quasi di quello che era costato. Quindi, in caso di necessità o di offerta indecente poteva partire anche Sandro Nesta, forse la cessione più lacerante di sempre. Per chi come noi ha subito nel giro di un paio d’anni lo smantellamento della squadra più forte d’Europa, niente può o potrà essere più doloroso di quello che abbiamo vissuto.
Il problema, quindi, non è se Hernanes è cedibile o incedibile, secondo me, ma un altro. Il problema è legato al balletto sul futuro di questo giocatore che si sta trascinando da più di un anno. Una società “normale”, se ha avuto la fortuna e l’abilità di prendere a 12 un giocatore che poi è esploso e potenzialmente ora vale almeno il doppio, la prima cosa che fa è “blindare” il suo capitale, ovvero rinnovare il contratto in modo da mettersi in una posizione di forza sia nei confronti di procuratori e agenti Fifa senza scrupoli che dall’appetito dei nuovi ricchi del calcio mondiale. L’esempio di quello che definisco “normale”, è quello che ha fatto negli ultimi due anni De Laurentiis a Napoli. Ha preso Cavani nell’estate del 2010 a 12 milioni di euro facendogli firmare un contratto fino al 2015. Cavani è esploso come nessuno poteva immaginare, quindi per evitare problemi De Laurentiis l’anno dopo gli ha raddoppiato l’ingaggio prolungando il contratto fino al 2016. Cavani si conferma, anzi si migliora e De Laurentiis lo blinda raddoppiando di nuovo l’ingaggio del giocatore ad agosto 2012, in cambio di 5 milioni di euro netti ma di una clausola di rescissione fissata a 62 milioni di euro. Morale della favola, il Napoli in 3 anni ha pagato Cavani (tra cartellino e ingaggio) 30 milioni di euro e ne ha portati a casa 62, bissando l’operazione fatta un anno prima con Lavezzi, anche lui ceduto al Psg al prezzo di 30 milioni di euro fissato dalla clausola rescissoria. Questo, nel calcio moderno, è l’unico modo per cautelarsi, per poter programmare il futuro basandosi su cifre certe, non legate a trattative infinite su cifre ipotetiche. Quello che in casa Lazio è successo una sola volta, con la cessione di Lichtsteiner, unico calciatore ad aver firmato con Lotito un contratto con clausola rescissoria, in quel caso di 10 milioni di euro, contro i 2 scarsi spesi per l’acquisto.
Hernanes dice di voler restare a Roma, Lotito continua a dire che non è sul mercato, ma da oltre un anno la Lazio e il procuratore di Hernanes non riescono a mettersi seduti e a trovare un punto di incontro per far coincidere le due volontà e mettere la parola fine a questo teatrino. Che uno come Hernanes possa avere il “mal di pancia” perché guadagna poco più di Cana, ad esempio, nel calcio di oggi e con le cifre che girano è scontato, quasi inevitabile. Che la Lazio voglia incassare il massimo possibile da un’eventuale cessione di Hernanes, viste le cifre di un mercato oramai fuori controllo (100 milioni di euro per uno come Bale sono una follia assoluta, più dei 62 per Cavani o i 60 spesi dal Monaco per Falcao), è legittimo, direi sacrosanto. E allora perché non mettersi seduti e trovare un punto d’incontro rinnovando il contratto e fissando una clausola rescissoria a 30 milioni di euro o a quella che le due parti ritengono sia la giusta quotazione di mercato del “profeta”? Se poi arriva l’arabo di turno pronto a mettere sul piatto la cifra fissata, amen, ci rassegneremo alla partenza di Hernanes come ci siamo rassegnati a quella di Veron, Nedved, Vieri, Nesta, Crespo e chi più ne ha più ne metta. Ma almeno si metterà la parola fine a questi teatrini che minano la tranquillità dell’ambiente e alla lunga logorano il rapporto tra i tifosi e la società, ma soprattutto tra la gente e chi dovrebbe fare informazione. Ogni giocatore ha un cartellino con un prezzo attaccato addosso, come un vestito in una vetrina, perché tutto ha un prezzo e chi se lo può permettere compra.
E allora, visto che la cosa è tanto semplice quanto efficace, perché non farlo? Perché non dare una dimostrazione lampante che questo matrimonio è realmente voluto da tutti? Perché non scacciare via l’incubo di un Pandev-bis o di un nuovo caso-Zarate? E’ questo che lascia perplessi, l’incapacità cronica da parte di questa società di “prevenire” i problemi. Sembra quasi che Lotito a volte provi un gusto quasi perverso nel cercare lo scontro con le controparti, di aver quasi bisogno di giocare in continuazione a braccio di ferro con i calciatori e i procuratori per dimostrare che lui è il più forte. E il caso-Cavanda è la dimostrazione lampante che non c’è bisogno di prove di forza o di risse per trovare un accordo, perché con il buon senso da ambo le parti si arriva ad un punto d’incontro. Cavanda oggi ha lo stesso procuratore che aveva 8 mesi fa, ma ora che la Lazio ha fatto un passo avanti e l’agente è andato incontro alle esigenze della società, l’accordo è stato trovato. Con lo stesso buon senso, si poteva fare la stessa cosa a gennaio-febbraio, evitando di andare a spendere altri soldi per un giocatore inutile o quasi come Pereirinha e di perdere in un momento decisivo della stagione un giocatore in un ruolo chiave rimasto per mesi scoperto.
E allora, perché non annunciare “urbi et orbi” questo matrimonio fino al 2018 tra Hernanes e la Lazio, con clausola rescissoria e reciproca soddisfazione? Una considerazione finale. Ma se tutto ha un prezzo e se Lotito da sempre ribadisce questo concetto del “dare moneta vedere cammello”, come mai solo la sua quota di proprietà di una società per giunta quotata in Borsa non ha un prezzo? Ma come, in un ambiente in cui tutto è condizionato dal “Dio denaro”passando sopra a desideri e sentimenti l’unica questione di “cuore” è proprio la proprietà della Lazio? C’è qualcosa che non torna…
STEFANO GRECO
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