Ricordi sbiaditi… Quando da piccolo, ma quel piccolo che non riesci a mettere a fuoco, che vagamente vedi tipo miraggio nel deserto… Sei allo stadio Olimpico con la tua famiglia, insieme a parenti romanisti e laziali che prendevano la domenica allo stadio come occasione per stare insieme, ma insomma, questo è un altro discorso, erano altri tempi, quando il calcio era ancora uno sport che stava diventando purtroppo altro, ma i tifosi vedono la punta dell’iceberg, quel 21 giugno dell’87 eri lì, al gol di Fiorini che salva la Lazio da un fato nefasto, ma che la condanna dall’inferno, al purgatorio… Gli spareggi a Napoli, eri lì al San Paolo, alla sconfitta col Taranto ed eri lì, al gol di Fabio Poli che salva definitivamente dalla rovina… Nonostante essere stato presente a due dei gol più fondamentali nella storia della Lazio, sei troppo piccolo per ricordare, figurati per capire e scegliere cosa tifare…

E allora succede che cresci un pochino, hai mamma laziale ma che lavora le domeniche e non ha la patente, per cui non può portarti allo stadio… e succede che tuo papà, romanista, vince alla lotteria di un bar un enorme uovo di pasqua giallorosso, dentro ci sono due kit da tifoso e due biglietti per andare a vedere una partita della Roma, ma sei troppo piccolo per decidere e altri decidono per te… Andrai a quella partita e tiferai per quei colori, non ricordi nulla nei dettagli, ma hai testimonianze scritte che per un periodo all’asilo parlavi della Roma, di Giannini, Voeller, di altri, tutto nero su bianco trascritto dalle maestre che registravano le conversazioni della classe manco fossero la CIA…

Allora cresci, ma sei della Lazio o sei della Roma? Ogni domenica si discute per il calcio, mamma laziale e papà romanista, ma tu allora hai il lampo di genio: non vuoi che i tuoi discutino, allora decidi per la prima volta da solo e dici: “farò un anno per uno, così non litigate…”, ma che ne sai di che stai parlando?

Allora cresci e cominci ad essere incuriosito dall’essere tifoso, cosa rende i grandi così suscettibili la domenica, perché? Chiedi a mamma come è diventata della Lazio, lei ti risponde: “io ero solo simpatizzante perché i miei due fratelli sono della Lazio, ora è diverso… Papà mi ha sempre proposto di diventare della Roma, ma io non volevo che insistesse, allora per punizione ora tifo due squadre, la Lazio e quella che gioca contro la Roma…” Allora pensi che se mamma ha fatto così, è giusto che anche tu lo faccia, perché papà è in effetti troppo insistente anche con te e quei colori non li senti tuoi, qui avviene lo switch definitivo: SONO DELLA LAZIO!

Cresci ancora e leggi un po’ di storia per curiosità e apprendi tante cose, una storia di sofferenze, di scandali, di ingiustizie, di poche vittorie, ma quelle che si sudano, degli anni bui della serie B, dello scudetto di Maestrelli, Chinaglia, Wilson, Re Cecconi e la sua disgrazia, Paparelli, dell’anno dei -9, Lazio-Vicenza (c’eri), gli spareggi (c’eri pure qui)… Ma tutte queste informazioni non ne valgono una per te: 9 gennaio 1900, Piazza della Libertà, Roma, Luigi Bigiarelli, bersagliere romano di Roma, Bianco Celeste in onore della patria delle olimpiadi, la Grecia, l’aquila imperiale simbolo dell’Impero Romano e decidi che queste sono per te le risposte alla domanda: “perché tifi Lazio?”

Cresci e diventi ragazzotto, cominci a ricordare le formazioni, le maglie di ogni stagione, i giocatori, i presidenti, le vittorie, le sconfitte e i derby… Giocando a calcio anche tu, le domeniche raramente riuscivi a trovare qualche parente o amici dei genitori che ti portano in tempo allo stadio, ma le segui e le soffri su Radio Radio, su cui mamma si sintonizzava e c’era Guido De Angelis che quando segnava la Lazio era uno spettacolo, vivevi per quell’urlo che faceva ai gol… Questo era il periodo che da solo oramai capisci tante cose e non vedi l’ora di crescere per seguire da più vicino la Lazio, ma c’era sempre qualcosa da imparare…

Così un giorno ti soffermi su una cosa curiosa… Passa una Ferrari mentre sei in giro con i tuoi e vedi mamma che entra tipo in un breve stato catatonico, fissi quel momento e quando succede di nuovo, ci ripensi e allora chiedi a mamma perché si comporta così… “Ora sacrifico una cosa per risponderti a questa domanda… Ma devi capire e pazienza, stavolta non vinceremo… Quando vedo una Ferrari io esprimo il desiderio che la Lazio vinca una delle prossime partite, mo c’è il derby tra qualche partita, ma attento, non devi dire che hai visto la Ferrari, se no non si avvera, come io sto facendo ora, ma è a buon fine anche se il mio desiderio l’ho rovinato…”. Tu non capisci, ma è tua mamma e ti fidi, era il tuo compleanno e stavi andando dai nonni fuori Roma e quel derby imminente del 27 novembre del 1994, finì 3 a 0 per la Roma… Allora mamma aveva ragione…

Tutto questo viaggio mentale, perché? Era lunedì 25 febbraio, tornando a casa dopo lavoro sulla Trionfale passa una Ferrari e pensi a tua mamma che hai perso improvvisamente da oramai quasi 2 anni e subito esprimi il desiderio, lo stesso che avrebbe espresso lei, anche se da lì al derby c’era una partita importante contro il Milan, ma te ne fotti, il derby è il derby e mamma avrebbe espresso il desiderio di vincerlo e così fai… Da quel giorno in poi ti pervade una strana sensazione positiva e rassicurante quando pensi al derby di sabato, all’improvviso è sparita la preoccupazione degli infortuni, del fatto che c’era prima da giocare col Milan, sensazione che rimane anche il giorno del derby, anche quando sai che Ciro non è tra i titolari, sei sicuro che andrà bene e alla fine, dopo quei 3 fischioni e quei 3 fischi dell’arbitro abbracci tuo figlio di 2 anni e 4 mesi e con due lacrime che scendono riesci solo a dire: Grazie Mamma…

Forza Lazio



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