Lotito: “Lazio costruita per il calcio di oggi, serve pazienza”

Sta facendo il giro del web lo sfogo di un tifoso laziale presente allo stadio Olimpico per assistere alla finale tra Milan e Juventus. Questa volta non si parla ne di calciomercato, ne della Lazio in se, ma di una semplice riflessione che fa chiarezza sulla spaccatura tra società e tifosi. Non stiamo parlando di un ultras, non stiamo parlando di un drogato (cit.) di una prostituta (cit.)  ma di un tifoso laziale che parla sul social più popolato al mondo, con il cuore in mano.

“Ti ho visto ieri sera in tribuna autorità per la finale di coppa Italia, eri seduto poche file dietro di me.
Ho deciso di seguire ciò che facevi, di guardarti, di studiarti.
Ti affannavi per provare a parlare con Berlusconi, sudavi dietro la fila che rendeva omaggio a Mattarella, ti prodigavi per farti notare dalle autorità politiche.
Sembravi il ragazzino che vuole strappare l’autografo al calciatore, che fa di tutto per vivere quel nanosecondo di celebrità.
E ho seguito la faccia di Berlusconi, che sembrava scansarti, o di Mattarella, che ti evitava, o della Boschi, che ti ha sorriso per educazione salvo poi scoppiare a ridere di te col suo accompagnatore.
Poi, a un certo punto, è arrivato un signore che ti ha detto qualcosa, ha provato a stringerti la mano, e tu l’hai guardato schifato.
Con quella tua aria così volgare, con quei modi così cafoni che fanno parte del tuo orribile essere, e che non vengono cancellati da una giacca e una cravatta firmate.
Sei il classico ometto debole coi forti e forte coi deboli.
Come ti avrebbe dipinto Sciascia, mi domando; omminetto? Mezzuomo? Quaquaraquà?
A guardarti bene questi aggettivi , già di per sè indicativi sulle qualità di alcuni uomini, erano anche poco per te. Ommo’e…, ecco , questo è più indicato…
Poi, a un certo punto, mentre ti guardavo e seguivo la tua triste volontà di renderti visibile, di apparire potente, mentre ti affannavi a cercare di essere ciò che non sarai mai, i nostri sguardi si sono incrociati.
In quei 5 secondi di silenzio ti ho detto tutto, il mio disgusto, il mio schifo, il mio ribrezzo per te.
Avrei anche voluto dirti qualcosa, ma due amici vicini a me, intuendo che sarebbe potuto accadere, mi hanno detto lascia perdere, è pieno di persone della Digos qui, quello alza un dito e ti fa venire a prendere se dici qualcosa che lo irrita.
Sto zitto, non per paura, certo, ma perché mi fai troppo schifo anche solo per rivolgerti la parola.
Non c’entra lo sport, nemmeno la Lazio, che hai distrutto, e che io amo da impazzire.
Io con te non c’entro niente , ecco cosa penso mentre ti guardo girare per la tribuna autorità.
Tu sei semplicemente altro.
Tu sei solo un povero e disgustoso ommo’e…”



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