ROZZILe valigie sono quasi pronte, il biglietto Madrid-Roma prenotato. Un anno in prestito al Real Castilla, ma ora Antonio Rozzi torna a casa. È pronto a riabbracciare la Capitale, ma soprattutto la Lazio. Per poche settimane? Magari per tutto il ritiro di Auronzo, per poi iniziare una nuova avventura in prestito? Una cosa è certa: rimanere in rosa, giocarsi le proprie chance dietro a Klose e Djordjevic sarebbe il massimo per chi, come Antonio, ha i colori biancocelesti tatuati sul cuore. “Vorrei tanto fermarmi alla Lazio, è il mio sogno nel cassetto – rivela l’ex attaccante della Primavera ai microfoni di Radiosei -. Questo fine settimana parlerò con la società e decideremo cosa sarà meglio per me. Spero di poter almeno svolgere il ritiro di Auronzo. Se così non dovesse essere, accetterò e proverò a tornare ancora più forte“.

Si è conclusa per te l’avventura nella seconda squadra del Real Madrid: come nacque questa possibilità?
È stata una trattativa all’ultimo minuto. Tare mi aveva detto che c’era questa possibilità nell’ultimo giorno di mercato. Ho accettato pensando che questa esperienza potesse aiutarmi a crescere. Magari non è andata come mi aspettavo, non giocando è più difficile. Però sono contento lo stesso. Credo molto nel destino, era un percorso che dovevo fare e penso che sia stata la scelta più giusta. Adesso mi preparo per tornare in Italia con un bagaglio in più di esperienza.

A Madrid hai avuto modo di conoscere di persona i campioni d’Europa…
Noi del Castilla ci allenavamo nello stesso centro sportivo della prima squadra. Vedevo spesso i giocatori nella zona relax. Appena arrivato abbiamo fatto subito una partita con loro. Alcuni di noi sono saliti quando c’è stato bisogno, io non ho avuto questa fortuna ma sono contento lo stesso. Ho parlato con il mister Ancelotti, verso la fine ho approfittato per carpire qualcosa a Cristiano Ronaldo e Xabi Alonso. Il Pallone d’Oro dal vivo è un giocatore impressionante, una bestia!

Che differenze hai riscontrato rispetto all’Italia?
Loro hanno una maniera diversa di allenarsi, molto più tecnica, con grande spazio per le partitelle e il possesso palla. Dal punto di vista tecnico quindi penso di essere cresciuto. È stata un’esperienza importante.

Hai vissuto un anno nella capitale spagnola: cosa ti mancherà di più?
Vicino casa c’era una parrocchia, che ho frequentato durante questi mesi e che mi ha aiutato molto nei momenti più difficili.

Tu sei praticamente nato nella Lazio, hai cominciato proprio dalla scuola calcio: che ricordi hai dei tuoi allenatori?
Ricordo con grandissimo piacere il mio primo mister, Federico Leardini. Ho iniziato con lui, è stata un’esperienza bellissima. Poi ho avuto Massa, Mariani, Mocci, Avincola per finire con Alberto Bollini. Sono contento che sia diventato il vice di Reja, se l’è meritato.

Quest’anno alla Lazio è esploso un tuo ex compagno di Primavera, Keita…
Fin dal primo allenamento con lui ho visto che Keita aveva tantissima qualità, sono contento per lui.

Chi era il tuo idolo quando andavi allo stadio da tifoso?
La prima partita che ho visto all’Olimpico è stata una partita di Coppa Italia nel 2000, avevo sei anni. Appena ho cominciato a frequentare con più continuità lo stadio, mi piaceva molto Paolo Di Canio per il suo modo di stare in campo, per la sua grinta.

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