Ruben Sosa è intervenuto ai microfoni biancocelesti ricordando i momenti con la casacca biancoceleste e del suo approdo a Roma.

“Quando alleno i bambini l’importante è insegnargli tutto il possibile per migliorarsi, devono tornare a casa stanchi, ma felici. Il campione è nato così, deve vivere il calcio con allegria e passione. Quando mi hanno proposto la Lazio sono stato subito entusiasta, non ho esitato un attimo, volevo dare tutto per questa squadra. Ero felicissimo di venire a Roma, una città meravigliosa. Il mio primo gol in maglia biancoceleste è stato bellissimo. I tifosi della Lazio mi sono rimasti nel cuore, prima di tutto ci stavano loro poi veniva il resto, amavo quando venivano a salutarmi, era un motivo d’orgoglio per me. Le reti nei derby sono state incredibili, peccato che poi il risultato finale delle stracittadine in cui segnavo sia stato sempre il pareggio, una partita sentitissima da tutti. Lo stadio Flaminio è stato il più bello in cui ho giocato, ho bellissimi ricordi nella zona Tor di Quinto.

Di Canio era un grandissimo calciatore, un bravo ragazzo. Materazzi è stato un grande allenatore che mi ha preso come un figlio, parlavo molto con lui, era uno di famiglia, lo ringrazierò sempre. Dino Zoff era il mister che aveva raggiunto tutti i traguardi, avevo quasi paura a parlargli, era un grandissimo. Ricordo quando si mise in porta a pararmi qualche tiro, un episodio divertente. Riedle è stato un gran compagno, un amico, discutevamo molto di tutto, potevo contare su di lui. Era un giocatore che saltava altissimo, aveva un’elevazione pazzesca. Dovessi andare in Germania sono sicuro che ci vedremmo e viceversa dovesse trovarsi lui a Montevideo. Ci siamo persi di vista con tanti compagni per il fatto che viviamo distanti, ma se vengo a Roma e sanno che sono nella Capitale mi chiamano ed andiamo a cena fuori ed usciamo con tutto il gruppo. Questo significa che siamo rimasti molto affiatati ed uniti.

Per un giocatore è sempre importante avere i tifosi ed il pubblico a seguito. La Lazio è una squadra forte e compatta, gioca bene ed ha un grande mister che conosce benissimo l’ambiente e tutte le situazioni. Finito ogni allenamento mi allenavo a calciare le punizioni e vivevo il calcio con allegria, come tutti dovrebbero fare”.



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