contestazione lotitoNon mollo… la sparuta minoranza… la contestazione a prescindere e pretestuosa… Chi non viene allo stadio non ha diritto a contestare, ma poi chi contesta allo stadio non ha comunque nessun diritto per farlo… parlano i risultati… Manca solo la frase QUALCUNO MI VUOLE SCIPPARE LA LAZIO, poi il campionario è completo. Un disco che ascoltiamo da 8 anni che non stona affatto nel loop in cui siamo finiti e dal quale non si vede via d’uscita. Tutto sempre uguale, a cicli più o meno regolari. Ed allora, ecco che dopo la rabbia sfogata urlando cori che coinvolgono praticamente tutto lo stadio (ieri al coro CHI NON SALTA E’ AMICO DI LOTITO c’era gente che saltava anche in Tribuna d’Onore e nei palchetti vip…) subentra la frustrazione e la rassegnazione di chi si sente oramai quasi disarmato e impotente davanti ad un simile nemico. Come un esercito che assedia da anni una cittadella fortificata, difesa da mura che non accennano a cedere, con il nemico che non da segnali di resa, anzi, provoca.

E allora, che cosa si può fare? E’ veramente inattaccabile Claudio Lotito? E’ proprio impossibile scalzarlo per liberare la Lazio da questo incubo che dura da 9 anni e che (oramai è palese) proseguirà fino a quando ci sarà questo personaggio al vertice della società? Visti i risultati di una contestazione pluriennale e la testardaggine di un personaggio che sembra quasi nutrirsi dell’odio che suscita nella gente, verrebbe quasi da dire SI’, ma in realtà non è così. Una via d’uscita c’è, ora più che mai, visto che è atteso a giorni il vertice decisivo tra Moratti e Thohir per la cessione dell’Inter al tycoon indonesiano e che sancirà l’ingresso ufficiale di investitori stranieri seri nel panorama calcistico italiano. Seri, perché la vicenda-Roma (con tutto il rispetto) fino ad oggi è stata quasi una farsa, un qualcosa messo in scena nel tentativo di salvare la faccia alla banca che non poteva gestire alla luce del sole la società ma che al tempo stesso non poteva permettersi il lusso di abbandonare la Roma come aveva fatto invece tranquillamente con la Lazio nel 2004, affidando il club al primo che passava: dopo aver detronizzato Cragnotti, messo le mani su un aumento di capitale da 120 milioni di euro fatto dai tifosi e dopo aver smantellato nel giro di poco più di 2 anni quella che era diventata la squadra più forte d’Europa. A detta di sir Alex Ferguson…

Chiariamo subito: la situazione della Lazio è completamente diversa da quella dell’Inter. Moratti da un anno e mezzo ha incaricato addirittura 3 advisor internazionali di cercare in giro per il mondo imprenditori disposti a investire nel progetto Inter. Inizialmente voleva trovare soci di minoranza per finanziare la costruzione del nuovo stadio e per portare nuovi capitali alleggerendo la posizione della Saras all’interno dell’Inter (la stessa cosa che stava tentando di fare Cragnotti quando fu detronizzato da Capitalia…), poi è spuntato fuori il ricco di turno che ha messo sul tavolo i soldi (tanti) pretendendo però la maggioranza. E Moratti, spinto sia dalla famiglia che dalle banche, davanti a una simile proposta e alle garanzie di investimenti prolungati nel tempo, ha deciso di cedere. Perché a certe cifre non esiste nulla che non possa essere venduto (neanche quando di mezzo c’è un affare di cuore) e anche per il bene dell’Inter, che avrà qualcuno disposto ad investire cifre che Moratti non può più permettersi di spendere.

Moratti vende anche se non voleva vendere, perché comunque aveva aperto le porte dell’Inter. Qui da noi, invece, è tutto chiuso a doppia mandata. Perché per come gestisce la Lazio, Lotito non si può permettere il lusso di avere tra i piedi un socio, anche se di minoranza, che si metta a fare le pulci ai bilanci. La Lazio avrebbe bisogno di nuovi capitali, tutti (compresi Berlusconi e Agnelli) stanno cercando di attirare nuovi investitori, la Lazio no e nessuno si chiede il perché. Come in pochi si curano del fatto che per la settima stagione consecutiva una società che ha vinto una Coppa, giocato due finali e che è impegnata in Europa non sia riuscita ad attirare neanche uno sponsor. Lotito non vuole un socio e non vuole vendere, la Lazio interessa e in molti si sono avvicinati in modo ufficioso, ma mai in modo ufficiale perché la società è quotata in Borsa e Lotito ogni volta che qualcuno bussa alla porta urla all’aggiotaggio o al tentativo di estorsione, dimenticando che fino ad oggi l’unico ad essere stato condannato per aggiotaggio sul titolo Lazio è proprio lui: in due gradi di giudizio. Ma allora, se lui non vuole vendere e nessun imprenditore serio vuole uscire allo scoperto per il timore di essere trascinato in una sorta di guerra o di essere utilizzato come testa d’ariete dalla piazza per abbattere le mura alzate da Lotito, come se ne esce?

Non pretendo di dare lezioni a nessuno, ma in questi 9 anni (anche per necessità visto che ho dovuto affrontare un processo) ho maturato una certa esperienza in materia e ho conosciuto e frequentato personaggi che fanno questo per lavoro e pure bene. La soluzione c’è e pure i tempi (e le situazioni sia bancarie che politiche) sono maturi per tentare uscire allo scoperto senza correre il rischio di dover affrontare una battaglia o di essere accusati di tentata estorsione. Anche se viene da ridere solo l’idea di poter essere accusati di estorsione offrendo 4-5 volte il valore di mercato di una società. Ma a Roma succede anche questo. Per evitare ogni rischio, basta affidarsi ad un advisor di prestigio e ad una banca d’affari, con l’incarico di agire su due fronti: con attività di lobbying (che sono non solo legali, ma esercitate in tutti i casi di acquisto di grandi aziende) a supporto dell’iniziativa dell’advisor e dando incarico alla banca d’affari di fornire tutte le garanzie sulla solidità economica dell’acquirente e al tempo stesso di acquistare sul mercato una quota pari al 3-4% della società che si vuole acquisire. In quel modo, da azionisti rilevanti del club, non si corre il rischio di essere accusati di aggiotaggio. Anche perché lo statuto della Lazio prevede espressamente che i soci abbiano un diritto di prelazione sulle azioni in possesso agli altri soci. E dire ad un socio “guarda, io ci sono, ho questo piano industriale per la società e sarei intenzionato a portarlo avanti acquistando le tue quote”, non solo è lecito ma è garanzia di serietà e di voler agire secondo le regole.

Il vero problema della Lazio, infatti, è la mancanza di alternative ufficiali a Lotito. Se cade quell’alibi, crolla il muro. Perché davanti ad un personaggio con disponibilità economiche che Lotito non si può sognare neanche di notte, diventerebbe dura dire “io non vendo” e tanto più  rifiutare almeno un incontro per parlare. Perché non si può negare un confronto ad un socio. Soprattutto in vista dell’assemblea annuale degli azionisti in programma in un periodo compreso tra il 21 e il 28 ottobre. Ovvero, entro 40 giorni. Come potrebbe giustificare alla gente e agli azionisti Lotito il rifiuto completo a qualsiasi trattativa anche davanti alla possibilità di mettere la Lazio nelle mani di qualcuno in grado di farle fare il salto di qualità? Moratti cede per il bene dell’Inter, quindi anche il bene della Lazio dovrebbe venire prima di ogni cosa, soprattutto se si ripete da 9 anni di aver preso la Lazio per una questione di cuore e per rispondere “presente” alla chiamata delle istituzioni. E veniamo all’altro fronte, perché davanti ad una proposta ufficiale Lotito non dovrebbe fare i conti solo con il malumore della piazza che si vedrebbe negata la possibilità di una ricca alternativa, ma anche con le “istituzioni”. Che non sono solo la politica, ma anche le banche e chiunque abbia interessi economici in questa città. Perché l’arrivo di qualcuno disposto ad investire (soprattutto se dall’estero) porterebbe vantaggi non solo alla Lazio, ma all’intero sistema cittadino. E visto che la situazione delle aziende di Lotito è tutt’altro che florida, non sarebbe facile spiegare a chi devi dei soldi perché rifiuti più del doppio o del triplo di quello che hai speso (senza contare quello di cui è già “rientrato” in questi 9 anni per altre vie…) per acquistare la Lazio. Se tu mi devi 1000 euro e io so che non li hai, sono costretto ad aspettare e ad accettare magari come garanzia un tuo bene, ma se so che qualcuno ti offre il triplo o il quadruplo di quello che vale quel bene, non regge più la scusa dell’affare di cuore per giustificare la mancata vendita, perché per le banche contano i soldi, non il cuore. E noi laziali lo sappiamo bene, meglio di chiunque altro.

La strada, qui, esiste e vista l’imminenza dell’assemblea annuale degli azionisti anche i tempi sono giusti, perché entrare ora significherebbe chiedere e ottenere posti di rilievo all’interno della governante della Lazio. Basta volerla percorrere fino in fondo questa strada, senza SE e senza MA. Altrimenti, l’alternativa è restare così per anni, in attesa di veder passare la Lazio dalle mani di Claudio a quelle di Enrico Lotito. Di padre in figlio! Ma più che una bella storia di Lazio, sarebbe quasi un incubo!

STEFANO GRECO



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