CONTRO LOTITOLotta continua. Prima il pienone col Sassuolo, poi il vuoto con l’Atalanta, la contestazione dei laziali non si ferma anche se la Lazio di Reja comincia ad accusare sul campo. Pure contro il Milan così come con il Parma, la Sampdoria, il Torino, il Verona e il Bologna, per ognuna delle ultime sei partite che la Lazio giocherà all’Olimpico, insomma, i tifosi daranno seguito alla protesta. Cambierà la forma e le modalità saranno comunicate in settimana (tra due settimane, comunque, lo stadio non sarà desolatamente deserto come domenica, 2200 paganti la magior parte dei quali, alla fine, ha fischiato sia Lotito che la prestazione di Klose&Co.). Ma la sostanza resterà tale e quale: «Libera la Lazio».

Il bersaglio è certamente il presidente Lotito, ma a fare le spese di una atmosfera surreale sono la squadra e l’artefice della rinascita strozzata, Edy Reja. Tentato, dopo il ko con l’Atalanta, di usare il facile alibi dell’assenza dei tifosi sugli spalti come giustificazione del crollo. La prima frase del post partita è piena d’amarezza per aver fallito forse l’unico check-point disponibile verso un sorprendente aggancio alla zona Europa. I problemi del tecnico, però, sono di altra natura e la mancanza del sostegno dei laziali serve probabilmente a farli salire a galla. E sono quelli, cioè, di una squadra costruita su un gruppo a fine ciclo e senza più stimoli, macerato da conflitti interni e rimpolpato da oggetti misteriosi senza una logica chiara (nella rosa ci sono giocatori riconducibili a due direttori sportivi e almeno quattro consulenti di mercato), senza un responsabile indicato e senza un obiettivo dichiarato realmente perseguibile.

Il risultato è una squadra che riesce a giocare bene solo un certo tipo di partite: se c’è una missione impossibile da compiere, allora con la forza dei nervi e del mestiere la prestazione esce, come a Firenze o nel derby o contro la Juve; se c’è da creare gioco, invece, le difficoltà appaiono insormontabili, come a Catania o, domenica scorsa, contro l’Atalanta. Così nel calderone della protesta verso il presidente finiscono un po’ tutti: da Reja, oggi sui social ritornato difensivista e inadeguato nonostante due mesi di bei risultati, alla difesa, bollata come troppo anziana e senza un’identità precisa; dal centrocampo, che privato di Hernanes ha perso sul piano del guizzo tecnico e del cambio di passo, fino a Klose, ex eroe che finisce nei post solo se la discussione verte sull’opportunità di rinnovargli il contratto o meno.  

Tratto da: Il Corriere della Sera – edizione locale



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