Simone Inzaghi e il derby della capitale, una storia che parte da lontano, quando giovanissimo approda alla Lazio, nell’estate del 1999, proveniente dal Piacenza, fratello minore del più grande Pippo.
Il suo eordio nella stracittadina nel 1999, purtroppo coincide con una sconfitta, i biancocelesti perdono per 4-1, Simone subentra al minuto numero 73′ al posto del “Matador” Salas, decisamente meno amaro, anzi ricco di soddisfazione risulta essere, il secondo derby da lui giocato, quel Lazio-Roma 2-1, del marzo 2000, che consente ai biancocelesti di raggiungere la Juventus nella lotta scudetto, conquistato poi dalla compagine di Eriksson, in quella partita, risulta decisivo il suo assist per Pavel Nedeved che fima il momentaneo 1-1.
Le sue apparizioni nei derby sono state in totale 10,con 7 sconfitte, 2 vittorie e 1 pareggio, tra questi ha vissuto la dolorosa sconfitta per 1-5 del 2002, che rimane una delle più clamorose nei derby, ma ha vissuto anche la fantastica notte del 6 gennaio del 2005, quando la Lazio vinse per 3-1 , con una squadra ridotta ai minimi termini, per assenze ed infortuni vari, Simone subentra a tre minuti dalla fine, rilevando il vero e proprio protagonista di quella notte, Paolo Di canio, che con un gol meraviglioso sotto la curva sud, aveva aperto le marcature, con un ritorno in grande stile quindici anni dopo, il suo gol nel derby del 1989.
Decisamente più fortunato il suo percorso da allenatore nei derby, a cominciare dalle giovanili della Lazio da dove parte la sua avventura nel 2010, alla guida degli allievi biancocelesti colleziona 3 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, nel 2014 divenne tecnico della squadra Primavera, affidatagli dopo la promozione di mister Bollini in prima squadra, nel ruolo di vice Reja, con i ragazzi della primavera Inzaghi batte due volte la Roma 3-2 e vince anche la finale di Coppa Italia Primavera contro i cugini per 2-0.
Ed eccoci qui, arrivati al grande salto, la prima squadra, quella per cui ha militato per 17 anni, quell’amore che da ragazzo lo ha rapito e gli ha cambiato la vita, quella seconda pelle cucita addosso, con cui ha gioito e vinto trofei, sofferto e pianto per le sconfitte.
Simone Inzaghi comincia la sua avventura, proprio dopo una sconfitta nel derby dei biancocelesti per 1-4 nell’aprile del 2016, che costò la panchina a Stefano Pioli a sette giornate dal termine del campionato, a fine stagione Simone viene sollevato dall’incarico di “traghettatore”, ma dopo la vicenda Bielsa, il presidente Lotito, contro ogni pronostico, decide di affidargli il comando della panchina della Lazio.
Il suo primo derby da allenatore, nel dicembre del 2016, Lazio-Roma 2-0, una partita sfortunata, decisa da due errori marchiani di Wallace prima, che tenta un dribbling piuttosto inutile e dannoso in area biancolceleste, con Strootman che rubata palla insacca in rete, e di Marchetti poi che non controlla un tiro da distanza siderale, più o meno leggibile da parte di Nainggolan.
Ma il destino offre a Simone un importante occasione di rivalsa, già perchè in semifinale di Coppa Italia, il tabellone mette a confronto proprio Roma e Lazio, che in doppia sfida andata e ritorno, si contenderanno il pass per la finale.
Proprio qui, proprio queste due occasioni, dimostrano tutto il valore e le capacità del tecnico laziale, che nell’andata del 1 marzo 2017, batte i cugini per 2-0, con un autentico capolavoro tattico, imbastendo un 3-5-2 (che poi diventerà marchio di fabbrica della Lazio di Inzaghi), imbrigliando e soffocando tutte le fonti di gioco giallorosse, che si dimostrano pericolosi solo con sortite sporatiche, una Lazio granitica che, incassa si chiude, e riparte in contropiede, una vera e propria lezione tattica impartita a Spalletti, un 2-0 firmato Milinkovic-Savic e Immoblie che stende i romanisti.
Nella partita di ritorno il 4 aprile , la sostanza non cambia, i giallorossi costretti ad inseguire, attaccano a spron battuto, ma è la Lazio a passare in vantaggio ancora con il serbo Milinkovic-Savic, pareggia poi El Shaarawy, ma ad inizio ripresa è di nuovo la Lazio a raddoppiare con Immobile, a questo punto la Roma costretta al tutto per tutto pareggia di nuovo con Salah, lo stesso egiziano al 90′ segna il gol del definitivo 3-2, che però non basta a passare il turno, la Lazio grazie alla vittoria maturata all’andata, e ai due gol segnati nella sfida di ritorno, vola in finale di Coppa Italia.
Nella stessa stagione nella gara di ritorno di campionato del 30 aprile, i biancocelesti si impongono per 1-3, con il gol di Keita-Balde ad aprire le marcature, pareggia poi De Rossi su calcio di rigore inesistente, ad inizio ripresa il gol di Basta che firma l’ 1-2, e nel finale ancora Keita-Balde che su assit di Lulic firma il definitivo 1-3.
Altro derby vinto dal tecnico laziale, che si rende emotivamente protagonista nell’azione del terzo gol, quando sulla fuga di Senad Lulic sulla sinistra, Inzaghi si invola insieme al bosniaco sulla linea laterale, come se volesse accompagnare l’azione dalla panchina, non da allenatore ma da giocatore in campo, una corsa culminata sotto la curva nord, a festeggiare quello che è l’ultimo derby disputato e vinto dai biancocelesti.
Simone Inzaghi è pronto lui sà come affrontare queste partite, lo ha dimostrato è pronto a giocare, e a guidare quelli che ormai sono i “suoi” ragazzi verso l’ennesima stracittadina, che diciamo la verità, non è proprio una partita come le altre, come il maestro Zeman pensava e diceva, beh forse per scaricare la tensione, chi lo sà, ma non potrà mai essere cosi, e lui si che lo sà, Inzaghi lo sà!
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