Prevedibili, scontati come il sole che sorge e tramonta ogni giorno ad orari prestabiliti. Mai un colpo di scena, mai nulla di diverso rispetto al solito copione, al film che va in scena da anni sia durante il mercato che dopo la chiusura. Ieri pomeriggio ha aperto le danze Tare, oggi è entrato in scena Lotito con l’intervista a “Il Corriere dello Sport” e, chiaramente, entrambi si sono ben guardati dall’ammettere di aver commesso il benché minimo errore. Come ogni volta, la colpa è degli altri, di quelli che non rispettano i patti, di quelli che fanno i dispetti, di quelli che cercano di compiere una qualsivoglia estorsione a cose già fatte e fanno saltare un accordo pronto per essere archiviato con la firma e che ora vengono minacciati di denuncia.
Non c’è bisogno di tornare indietro ai tempi dell’affare-Golasa, andare più indietro all’estate del 2007 dei fax che non funzionano o a quella del 2009 dei giocatori che ci ripensano e delle mogli dei calciatori che si impuntano. Basta tornare indietro di pochi mesi, al 31 gennaio di quest’anno, quando il mercato di riparazione si chiuse con parole di fuoco verso i responsabili del fondo inglese proprietario del 50% del cartellino di Felipe Anderson. Volarono parole grosse, come “banditi e schiavisti”, anche allora si parlò di richiesta di intervento della Fifa e dell’Uefa, anche in quell’occasione a caldo si disse “ne riparleremo e ne vedrete delle belle”, ventilando l’ipotesi di denunce anche penali per tentata estorsione. Un film sempre uguale nel copione, con gli attori che recitano sempre le stesse battute. Soprattutto quella dell’estorsione, perché ogni volta che qualcuno si avvicina a Lotito e le cose non vanno come dice lui e non si chiude nei modi e alle cifre decise da lui, allora la controparte viene accusata di estorsione: che si tratti di calciatori in entrata o in uscita, oppure di rinnovi di contratto, non fa differenza, sono tutti banditi. Loro… Lui, invece, è sempre la vittima della situazione, quello aggredito da tutte le parti, quello capace di urlare al complotto o al tentativo di estorsione anche se qualcuno bussa in silenzio alle porte di Villa San Sebastiano per offrirgli più di 100 milioni di euro per acquistare la Lazio, per comprare delle quote che al valore della quotazione di mercato non arrivano a 19 milioni di euro, un quinto… Sabatini e la Roma sono accusati di scorrettezza e di aver fatto un dispetto nell’affare Quagliarella, ma la Lazio che mette sotto contratto Berisha nonostante il giocatore abbia firmato mesi fa un accordo con il Chievo già depositato in Lega e con decorrenza 1 gennaio 2014, ha agito secondo le regole di mercato. Una visione per nulla parziale del mondo in generale e del mondo del calcio in particolare, ma soprattutto del “rispetto delle regole” a cui si appiglia sempre Lotito quando gli fa comodo, dimenticando che negli ultimi 9 anni la Lazio è la società più condannata del calcio italiano per mancato rispetto delle regole e soprattutto degli accordi contrattuali stipulati con i tesserati. Ma questo, chiaramente, è solo un dettaglio di scarsa importanza e per questo all’intervistatore di turno non viene neanche in mente di ricordarlo all’intervistato Lotito. Perché quelle di Lotito non sono mai interviste vere in cui l’intervistatore mette o prova a mettere in difficoltà l’intervistato o a smascherare bugie palesi, sono monologhi dell’intervistato che l’intervistatore si limita a riportare, sostenendo di aver fatto cronaca. E va avanti così da 9 anni e andrà avanti così ancora chissà per quanto tempo, perché uno come Lotito in questo ambiente di “pavidi” si sente come un lupo in un cortile in cui sono racchiuse solo pecore, senza neanche un cane pastore a fare la guardia al gregge.
“Avevo trovato pure un accordo, chiamate pure il presidente del Galatasaray. Yilmaz sarebbe costato 13 milioni cash, pagamento in un’unica soluzione, più ulteriori 2 di bonus. Eravamo d’accordo su tutto, ero convinto di chiudere e poi… Mi arriva una mail di Egesel, il procuratore. Mi fa il riassunto dei bonus e dello stipendio: 2,8 netti totali a stagione. E mi chiede più di 2 milioni (Tare ieri a Lazio Style Radio aveva detto 1,6 a dimostrazione che neanche si mettono d’accordo per concordare le balle prima di parlare…) il 10% del totale lordo sui cinque anni di accordo, alla firma del contratto. Così no, non ci sono stato più. E’ un’estorsione. Il mondo del calcio è condizionato dagli agenti. Ne esistono di seri, ce ne sono altri che ti ricattano. E’ colpa di un sistema da cambiare. Sto lottando per rivedere le regole in Lega. Ho telefonato a Platini. Devono agire anche Uefa e Fifa. Ricordate cosa è successo con Felipe Anderson. Ma Egesel si prenderà una denuncia. Ne riparleremo”.
Già, ne riparleremo, come ne abbiamo riparlato di quei “banditi” del fondo inglese proprietari del cartellino di Felipe Anderson. Quelli che a febbraio erano “schiavisti e mercanti di giovani” da denunciare alla Fifa e all’Uefa, ma che il 14 luglio erano amici con cui banchettare a Taormina in compagnia degli amiconi Pulvirenti e Galliani. Miracoli del calcio e del Dio denaro. Così come Cavanda era un ricattatore e il suo procuratore un bandito a gennaio, ma sono diventati all’improvviso degni di stima il 22 luglio, quando con un consistente ritocco delle cifre da parte della Lazio e un passo in avanti da parte del calciatore e del suo agente si è arrivati ad un rinnovo di 5 anni. Perché alle volte basta anche solo parlare e trovare per arrivare ad un accordo, senza bisogno di minacciare o tentare di imporre sempre il proprio volere.
Lo stesso miracolo che ora rende Yilmaz un lusso superfluo, una sempre ciliegina da mettere su una torta che viene presentata comunque come già perfetta, perché la Lazio gioca con una sola punta e quindi nel 4-1-4-1 se non c’è Klose c’è Floccari, quindi Keita e Perea (che non hanno ancora giocato una partita in Serie A) bastano, anzi, quasi avanzano. Yilmaz diventa il classico grappolo d’uva che la volpe dipinge come acerbo, solo perché è fuori dalla sua portata e nonostante tutti gli sforzi fatti non è riuscita a farlo suo. Come Felipe Anderson a gennaio, che era un di più perché avrebbe avuto bisogno di mesi di ambientamento per poter incidere, mentre ora è già considerato un valore aggiunto anche se non ha mai giocato neanche in amichevole, come e più di Perea.
Non c’è nessuna logica, ma chi lo fa notare? Nessuno. Chi sottolinea il fatto che Tare parlando alla radio di “stato” dice che Dias è il miglior difensore che la Lazio ha in organico e che quindi non servivano innesti in quel reparto e viene smentito dopo un paio d’ore da Petkovic che lo esclude dalla lista Uefa? Come avvenne con Garrido, dipinto da Tare come la possibile rivelazione della stagione ma che nonostante la carenza di esterni fu immediatamente escluso dalla lista Uefa per il preliminare da Petkovic. Cose che non succederebbero neanche nel Real… Ma non nel Real Madrid, nel Real Tor Bellamonaca!
Ma va tutto bene e alla fine hanno ragione Lotito e Tare a comportarsi così, perché tanto sanno di avere di fronte il nulla, sia a livello di comunicazione che di ambiente. Sanno benissimo che con un paio d’interviste esclusive concesse, qualche minaccia più o meno velata e magari con l’aiuto di qualche vittoria passerà anche questa ennesima tempesta in un bicchier d’acqua. Tutti dimenticheranno in fretta e magari tra un paio di mese qualcuno comincerà a tirare la volta per il possibile arrivo di Yilmaz a gennaio, a cifre diverse sia di cartellino che d’ingaggio. E in quel caso verrà dimenticata anche la richiesta da “estorsione” di Egesel. Come tutti hanno dimenticato che la Lazio per Zarate ha pagato (e avrebbe dovuto pagare anche quest’anno) 3 milioni di euro all’anno di commissioni, regolarmente versate alla Pluriel Limited di Londra. Non i 2 milioni “una tantum”pari al 10% dell’affare richiesti dal procuratore di Yilmaz che hanno fatto infuriare Lotito, ma 15 milioni di euro totali in 5 anni, pari al 75% del costo del cartellino del giocatore acquistato per 20,3 milioni di euro nell’estate del 2009. Basterebbe questo per rendere poco credibile sia Lotito che il suo racconto. Quindi, la speranza è che non sia credibile neanche Tare quando sostiene che“tutte le mosse di mercato sono state in pieno accordo e in perfetta sintonia con l’allenatore”. Altrimenti, viene da pensare che il duo sia in realtà un trio…
STEFANO GRECO
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