Non parliamo di razzismo ma di cultura dello sport che si sta perdendo con la competizione della Supercoppa Italia. Iniziamo dall’ultima novità dove la competizione lascia la Tim ( azienda torinese) passando per la multinazionale americana della Coca Cola. Già un pezzo d’Italia se ne va dalla competizione del marketing dello stivale nel mondo. Passando per la scelta di un paese estero e non è la prima volta. In passato si è giocata la finalissima a Shanghai per portare il calcio italiano in giro per il mondo e quest’anno Juventus-Lazio si esibiranno nella finalissima in un impianto da 25.000 posti nel centro di Riyad. Siamo d’accordo sul promuovere il calcio italiano in giro per il mondo ed i paesi ospitanti portano soldi alle società ma allo stesso tempo i tifosi italiani che spesso fanno sacrifici economici per seguire la squadra si ritrovano a casa perchè il prezzo del biglietto, del soggiorno e del viaggio supera le migliaia di euro per vedere la propria squadra del cuore alzare un trofeo.
Se da una parte però la Lazio di Lotito decide di mettere lo stemma della Regione Lazio per sponsorizzare il territorio con tante polemiche sul risultato visivo della maglia, dall’altra parte la Juventus vende del tutto l’Italianità impostando una maglia con caratteri e font arabi.
Non parliamo di razzismo sia chiaro perchè ultimamente basta una parola messa male per scatenare polemiche inutili su una tematica molto calda in questo periodo storico della politica italiana ma stiamo parlando di rispetto, di cultura, di una decisione sbagliata per promuovere l’Italia svendendosi al dio denaro.
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