Scappare dall’Albania, perchè: “Riflettendo oggi non sono stato male. L’Albania in quel momento non era però un posto ideale per diventare un calciatore professionista. La politica, la dittatura, il comunismo sempre più oppressivo. Un giorno, ad esempio, il mio insegnante m’indicò come esempio negativo davanti alla classe per i miei capelli lunghi dicendo: ‘Non è così che dovete andare in giro’. Da giocatore avevo dei privilegi, ma dopo il crollo del sistema politico cambiò tutto. L’inflazione mi rese praticamente povero, senza più soldi, e il Partizan Tirana, fin li il mio club ben organizzato, diventò troppo piccolo. Mi misi in cammino per la Bundesliga. E’ stata una pazzia, parlando oggi, perché durante la fuga potevano spararci e nessuno l’avrebbe mai saputo. I miei genitori devono essere stati veramente tormentati”.
L’intervista prosegue poi con il racconto dei primi anni in Germania. Tare si autogiudica calcisticamente: “Sono sempre stato obiettivo. Ci sono giocatori di classe mondiale, buoni giocatori e giocatori normali. Io non mi giudico ne mondiale ne normale. Penso di essere stato un buon giocatore. Il mio problema è che non ho mai ricevuto elogi”.
CITTACELESTE
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