chinaglia maestrelli“Tommaso Maestrelli è morto oggi pomeriggio alle tre nella clinica Paideia dove era stato ricoverato nella notte per un collasso cardiocircolatorio. Dopo un leggero miglioramento, le condizioni del paziente sono peggiorate. Verso le dieci è giunto, proveniente da New York, Giorgio Chinaglia. Maestrelli era già in coma. Forse non lo ha neppure riconosciuto, un’occlusione intestinale ha provocato un altro collasso ed è stata la fine”.

Tommaso e Giorgio, il “maestro” e il figlio ribelle. Si sono visti per l’ultima volta il 2 dicembre del 1976, in una fredda giornata di fine autunno, con il figliol prodigo arrivato di corsa dall’altra parte dell’Oceano Atlantico per salutare per l’ultima volta il suo padre putativo, la persona che con il suo affetto e i suoi preziosi consiglio lo aveva fatto diventare definitivamente calciatore e uomo. Quello fra Giorgio e Tommaso è stato un rapporto viscerale, fatto di grandi slanci e di grandi liti, proprio come i rapporti tra un padre e un figlio. E da lunedì, Tommaso e Giorgio si riuniranno, insieme a Maurizio, uno dei gemelli che Long John ha sempre amato e protetto come fratelli minori, scomparso anche lui troppo presto a causa di quel male infame che aveva strappato via troppo giovane anche il “maestro”.

Domani, dopo mesi di attesa, di pratiche da sbrigare e di trattative per mettere d’accordo le due famiglie americane di Giorgio, la salma di Long John sbarcherà a Roma per restarci per sempre. Poi, lunedì la messa al Cristo Re, la “chiesa dei laziali” a viale Mazzini, a due passi dall’ex sede di via Col di Lana e infine la tumulazione della salma di Giorgio nella tomba della famiglia Maestrelli, al fianco di Tommaso e di Maurizio. Non è una cosa di tutti i giorni che un “estraneo” venga accolto in una tomba di una famiglia non sua, ma mai nessuno ha fatto parte di quella famiglia più di Giorgio Chinaglia, pur non portando il nome Maestrelli. Long John si rifugiava a casa del “maestro” quando era ricercato dai tifosi della Roma, quando la sua famiglia era lontana e Tommaso voleva fargli sentire che non era solo, oppure quando Giorgio aveva bisogno di un confronto, a volte anche duro. Perché Chinaglia era fatto così. Giorgio voleva sempre e comunque avere ragione, era convinto di essere il capo indiscusso del gruppo e di poter decidere anche chi giocava e chi doveva andare in panchina, ma anche se Tommaso Maestrelli le cose erano diverse, molto diverse, perché alla fine era sempre e solo il “maestro” a decidere. Tra i tanti episodi, amo ricordarne due, che mi ha raccontato Sandro Petrucci, grandissimo giornalista laziale, amico intimo di Tommaso Maestrelli e di Giorgio Chinaglia.

Nella stagione dello scudetto, alla tredicesima giornata di campionato la Lazio perde 1-0 in casa contro il Torino e anche Re Cecconi, che si infortuna. Senza “Cecco”, in sette partite la Lazio raccoglie 5 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta, a Genova con la Sampdoria. Prima in classifica e con Chinaglia reduce da 8 gol segnati in 7 partite, la Lazio ritrova Re Cecconi nella trasferta di San Siro con l’Inter: perde 3-1 e “Long John” resta a secco. Alla ripresa degli allenamenti, in uno dei suoi frequenti raptus, Chinaglia entra nello stanzino di Maestrelli a Tor di Quinto e gli chiede di escludere Re Cecconi contro il Cagliari e riportare titolare Inselvini. Maestrelli, come al solito, lo ascolta in silenzio, poi senza scomporsi gli dice: “Va bene Giorgio. Allora domenica tu giochi a centrocampo con la maglia numero 8 e al posto tuo metto Franzoni con la maglia numero 9”. Chinaglia capisce di aver esagerato e non replica. Chiaramente, la domenica contro il Cagliari Re Cecconi gioca titolare e “Long John” segna una doppietta; la settimana successiva un gol decisivo nel derby, poi addirittura 3 reti il 7 aprile a Napoli e un altro gol nell’incredibile vittoria per 4-2 in rimonta contro il Verona. In tanti al posto di Maestrelli, risultati alla mano, avrebbero fatto pesare a uno come Chinaglia quell’episodio. In tanti, ma lui no.
Il secondo episodio, è legato all’ennesima litigata tra Chinaglia e Frustalupi, reo di non averlo servito in profondità nel finale della partita pareggiata 0-0 a San Siro con il Milan. Chinaglia, nella consueta scaramantica cena del lunedì sera a casa Maestrelli, chiede all’allenatore di non far giocare Frustalupi contro il Genoa. Senza una smorfia, l’allenatore continua a riempire i piatti degli ospiti e senza guardare in faccia Chinaglia gli dice: “Giorgio, se non te la senti di giocare domenica, basta che parli con Ziaco, poi ci pensa il dottore a inventare una scusa con i giornalisti per giustificare la tua assenza”. Come in occasione dell’episodio precedente, chiaramente Frustalupi gioca contro il Genoa e Chinaglia firma il gol della vittoria.
Questo è stato Tommaso Maestrelli, uomo dal cuore immenso ma dal grande carattere. L’unico che sia mai riuscito a domare quel ragazzone dal ragazzo ribelle ma dal cuore d’oro. E da lunedì, saranno nuovamente uniti: per sempre…

STEFANO GRECO



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