Juan Sebastian Veron torna  parlare di Lazio dopo le dichiarazioni di settimane fa nelle quali sognava di tornare alla Lazio come presidente e Simeone come allenatore.

“Il timore c’è sempre, è una bugia dire che non hai paura di perdere tutto in un attimo. Nello spogliatoio è inevitabile pensare anche al peggio. Ma non ricordo di aver mai vissuto una giornata simile, era davvero infinita.Quando ti ritrovi a lottare per un nuovo obiettivo e torni a quegli istanti, pensi invece che sia un peccato come sia accaduto tutto tanto velocemente. Dal momento in cui ci siamo alzati all’arrivo allo stadio, tutti avevamo nel nostro cuore un pizzico di speranza”. Una squadra dal valore insindacabile: “Penso che potevamo vincere qualcosa in più. Magari una Coppa dei Campioni o potevamo lottare anche per lo Scudetto successivo, ma non siamo stati abbastanza continui. Il calcio è così, è stato comunque un periodo importante della storia della Lazio. La rosa era davvero forte, non solo a centrocampo. Anche in difesa con Nesta, Mihajilovic, Pancaro e Favalli. Oppure lì davanti con Salas, Fabrizio (Ravanelli, ndr), Simone (Inzaghi, ndr) e Lopez. Era un gruppo importante, però in quel periodo c’erano tante squadre con giocatori straordinari. La competizione era davvero alta”

“Il rapporto con la squadra e con l’uomo me lo porto ancora dietro. La società era vicina ai giocatori anche nei momenti più difficili. C’era un dialogo sincero e diretto”. A Veron è stato chiesto di immedesimarsi nella società attuale: “Bisogna vedere l’attaccamento della dirigenza a questi colori. In una situazione del genere, farei un passo indietro. Lascerei il passo a qualcuno che possa portare delle novità e che permetta ai tifosi di sognare. Non serve solo dare sicurezza, la gente vuole avere anche grandi ambizioni. Se qualcun altro può permettere tutto ciò, mi farei da parte”. Poi su un possibile ritorno: “È un pensiero. Se c’è da dare una mano e muovere quei sentimenti oltre il denaro per permettere alla società di tornare tra le migliori, non mi tiro indietro. La Lazio attualmente vive di alti e bassi. Anche il Cholo Simeone ha manifestato la sua disponibilità, lo ha detto anche a me in privato. Abbiamo vissuto emozioni forti a Roma, ognuno di noi sarebbe disponibile per far tornare il sorriso ai tifosi”.

Tempo fa l’occasione di tornare nella Capitale: “Io non mi aspetto mai nulla da parte di nessuno. La cosa più bella è che la gente si ricordi ancora di me e mi voglia bene. I dirigenti passano, a rimanere sono questi colori e i tifosi. Essere nella loro mente è l’aspetto più importante. Con Lotito non ho avuto contatti, anche se avrei voluto avvicinare la Lazio all’Estudiantes”. Alla guida della prima squadra c’è oggi un ex compagno: “Ricordando Simone (Inzaghi, ndr) da giocatore, è difficile immaginarlo oggi come allenatore della Lazio. C’è stata un’evoluzione nella sua persona e nella sua professione. Questa panchina rappresenta un premio per lui, spero possa fare carriera. Non lo conosco in questo ruolo, ma se è lì è perché se lo merita”.

 “Nella mia Lazio Biglia sarebbe partito dalla panchina, magari gli lasciamo gli ultimi dieci minuti (ride, ndr)”. Il 23 maggio il suo cuore sarà all’Olimpico: “Purtroppo sarò in Malesia, mi dispiace non esserci. Ho visto le immagini di due anni fa ed è stato incredibile vedere tante persone allo stadio. È una serata generazionale, qualcosa di speciale. Farò il possibile, in ogni caso sarò lì con il cuore. Saluto il popolo laziale che è rimasto sempre dentro di me e la mia famiglia”.

Fonte Lalaziosiamonoi.it



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