Quando Delio Rossi, a distanza di nemmeno dieci anni dall’era Eriksson, ci riportò tra i grandi di Europa, almeno nella fase a giorni, ci dovemmo sudare l’accesso tramite il turno preliminare, e l’essere riusciti ha significato tanto sia per noi tifosi che per la società, tornare a dire la nostra dopo il periodo buio del cambio di proprietà e soprattutto dei debiti fiscali. Non avevamo grandi nomi ormai, ma ragazzi giovani e motivati che avevano più di un motivo per approdare in Champions League.

Siamo nel 2015, diverse cose sono cambiate, non c’è praticamente nessun giocatore attuale che militò in quegli anni, ma il contesto è diverso: una squadra che è andata ben oltre le rosee aspettative, dopo diversi anni di tentativi a vuoto finalmente ecco la prima occasione per tornare in Champions; giocatori abbastanza affermati, ma pochi sanno cosa vuol dire competere con i giganti europei, chi l’ha fatto militava in altre formazioni.

Biglia, al di là del suo destino a fine mercato, e Klose, ormai 37enne ma con tantissima esperienza, sono solo due di quei giocatori che possono darci la spinta giusta in questo doppio confronto contro le Aspirine di Leverkusen, squadra arcigna e molto tecnica nonostante abbia un po’ faticato a vincere la sua partita inaugurale in Bundesliga; molti nostri giocatori militano nelle rispettive nazionali, ma competere a livello europeo tra club significa altro, il calore di una tifoseria è ben diversa da quella di una nazione, e la Capitale lo sa bene avendo due frangie spesso malpanciste a fin di amore. Oggi la Nord e tutto il popolo biancoceleste dovrebbe, almeno per 180 minuti, lasciare da parte il brutto precampionato (in termini di risultati), la Supercoppa Italiana nuovamente persa contro la Juventus, il mercato che ancora latita e le solite (ma giuste) critiche verso la società in merito a diverse scelte intraprese: in questi giorni ci giochiamo il prestigio, e perchè no anche l’orgoglio, di partecipare almeno fino a dicembre alla più grande manifestazione per club europei.

Dispiace dirlo, ma in questi giorni ci giochiamo anche il nostro futuro qualitativo della rosa: quella cifra poco superiore ai 30 milioni vorrebbe dire aumentare la probabilità di trattenere El Principito con un adeguamento (doveroso, è il minimo!!) del suo contratto, fare cassa con Keita e assaltare quelle briciole che sono rimaste in questa sessione, indipendentemente che sia Balotelli o Borini, che sia Adebayor o chiunque di noi abbia una maglia celeste stilizzata e un pantaloncino bianco; dopotutto chiedere qualcosa di più da questa dirigenza è impossibile, non è facile farsene una ragione, ma questa è la realtà ahinoi!

Testa alta, schiena dritta, fuori il cuore e i sentimenti, giochiamo e vinciamo per la gloria, sarà dura ma tanto vale averci provato… forza, Lazio!



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