Vedere un giocatore con la maglia numero 10 verdeoro fa sempre un certo effetto, soprattutto a quelli della mia generazione. Quel numero e quella maglia, anche se indossati da un ragazzino di 20 anni, ti portano indietro nel tempo a sognare le imprese di Pelè o di Zico, i due numeri 10 per eccellenza del passato. Ma il fascino del Brasile, non deve abbagliare, non deve togliere la capacità di ragionare e di capire. Se Felipe Anderson alla fine indosserà la maglia della Lazio, allora evviva Felipe Anderson! Comunque, senza SE e senzaMA, perché una volta firmato il contratto c’è solo da sostenere il ragazzo e pregare di non veder svanire il capitale investito, come è successo con il caso-Zarate, anche se a ben altre cifre.
Premesso tutto questo, sia il giornalista che il tifoso dovrebbe comunque cercare risposte ai tantiPERCHE’ che circondano questa telenovela e le mosse di mercato di questa società. Mosse che è solo un dolce eufemismo definire incomprensibili. Ma partiamo dalla vicenda-Anderson. Sette mesi di trattativa per ritrovarsi al punto di partenza, ovvero all’accordo con il club ma non con il fondo inglese proprietario di una parte del cartellino. Ovvero nelle stesse identiche condizioni che avevano fatto naufragare la trattativa a fine gennaio. E già questo dovrebbe far riflettere sul modo di agire della Lazio. Ma andiamo oltre. L’accordo con il Santos è su una valutazione di 8,5 milioni di euro. Una cifra folle per un ragazzo di quell’età che nel Santos non è mai stato titolare inamovibile. Sempre restando in Brasile, con la stessa cifra il San Paolo ha acquistato Ganso, che non è una speranza ma un titolare della nazionale di Scolari. Per quella cifra, il Milan sta trattando l’acquisto di Tevez, uno che ha 20 anni e che nelle ultime dieci stagioni ha segnato 151 gol, con una media di 15 reti all’anno. Con la stessa cifra si può prendere ad esempio uno come Matri, che servirebbe come il pane per fare il vice-Klose, oppure si potrebbe portare a casa uno come Honda, che potrebbe arrivare a Roma portando in dote anche uno sponsor da 5 milioni di euro a stagione, come abbiamo anticipato (parlando di incontro tra Lotito e l’ambasciatore giapponese a Roma…) in un articolo della scorsa settimana. E allora viene da chiedersi: perché Felipe Anderson? Se si trattasse di fare un investimento di 2-3 milioni d’euro, stile-Udinese, ci potrebbe pure stare: rischi poco, puoi vincere molto. Ma 8,5 milioni sono una cifra enorme. Soprattutto se sul piatto metti addirittura un premio del 25% sulla futura cessione del giocatore entro 5 anni. E qui scatta l’altro campanello d’allarme. Già, perché 8,5 milioni di euro più questa clausola per Felipe Anderson, quando per 5 milioni (pagabili in 3 anni) un anno fa hai fatto saltare l’acquisto di Yilmaz proprio perché non volevi accettare quella clausola che garantiva al Trabzonspor una percentuale sull’eventuale futura cessione?
Il sospetto che dietro questa trattativa sudamericana ci sia altro, è forte. Perché con quasi 9 milioni Icardi te lo portavi a casa a spasso e ti eri messo in casa un altro talento, già testato nel nostro campionato e in grado di fare da subito la differenza. Perché questi 8,5 milioni di euro, vanno ad aggiungersi ai 3,5 già “investiti” per portare a Roma il colombiano Perea: 12 milioni di euro spesi per acquistare due giovani in ruoli in cui quest’anno sono esplosi nella Primavera due ragazzi pagati ZERO EURO, come Keita e Tounkara. E allora dovrebbe essere legittimo se non scontato chiedersi: PERCHE’?
Perché si investono 12 milioni di euro in due ruoli in cui, scommessa per scommessa, potevi puntare su due ragazzi costruiti in casa e che si sono già ambientati a Roma, invece di spedirli magari per andare a rinforzare la Salernitana senza guadagnarci nulla? Perché una società che aveva come priorità assoluta quella di dover acquistare un centrale dominante e d’esperienza, un laterale in grado di giocare sia a destra che a sinistra, un centrocampista per dar fiato a Ledesma e un attaccante in grado di segnare più di 10 gol a stagione e di fare il vice-Klose va a spendere 12 milioni di euro per “scommettere” su 2 giovani prima di coprire quei ruoli? Anche il tifoso più ottuso dovrebbe capire che c’è qualcosa che non torna, perché qui non siamo davanti ad un nuovo Neymar e se in pressing su Felipe Anderson c’è solo la Lazio, dopo sette mesi di trattativa alla luce del giorno, un motivo ci sarà oppure no? Fossimo il PSG, il Monaco o il Manchester City, non ci sarebbe nulla di strano, ma siamo una società che va a caccia di parametri zero in tutto il mondo e che poi quando investe cifre enormi lo fa sempre in Sudamerica e quando ci sono di mezzo fondi di investimento o società con sede legale a Londra. 10 milioni di euro per Carrizo, 23 per Zarate più 15 milioni di euro in commissioni garantiti (a 3 milioni di euro per ogni anno di contratto) alla Pluriel Limited con sede a Londra, ora altri 8,5 milioni di euro più un 25% su una futura cessione e di mezzo c’è sempre il Sudamerica e un fondo inglese proprietario di una parte del cartellino di Felipe Anderson. E in mezzo, ci sono i 13 milioni di euro versati al San Paolo per Hernanes, santi e benedetti, ma per prendere un giocatore che non era certo una scommessa.
Le domande sono più che legittime, ma sono destinate a restare appese, senza risposta, come tante altre domande su mosse senza senso fatte dalla Lazio, non ultima quella di non investire un solo euro cinque mesi fa per rinforzare una squadra che si stava giocando sia il terzo posto che la possibilità di andare avanti in Europa League. Perché ZERO EURO investiti a gennaio per portare a casa traguardi che se centrati avrebbero garantito cifre importanti (quasi 15 milioni di euro solo il terzo posto) e 12 milioni oggi per fare due scommesse? Perché Pereirinha e Saha per sostituire Cavanda e Klose e “rinforzare” una Lazio che puntava alla Champions League, ed ora Perea e Anderson quando hai in casa Keita e Tounkara ed altri ruoli miseramente scoperti? Perché due scommesse così costose come obiettivo primario quando a destra stai ancora con Konko e Pereirinha, quando non hai un vice Radu; quando al centro della difesa stai con Biava a Dias (70 anni in 2 e tanti acciacchi…); quando hai speso zero per prendere Novaretti come alternativa a Cana; quando stai ancora con Floccari come unica alternativa a Klose?
Quindi, viva Perea e viva Felipe Anderson, ma qualcuno dovrebbe cominciare a farsi un po’ di domande serie. Perché una volta le avremmo pretese le risposte a certe domande, mentre ora va bene tutto, salvo poi piangere quando il sogno cullato per tutto l’inverno di un salto di qualità sfuma regolarmente allo sbocciare della primavera. E non c’è sempre una Coppa Italia a mettere una toppa e a far dimenticare tutto…
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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