ZARATE LOTITO“Lotito fa quello che vuole. Negli ultimi dodici mesi non ho potuto giocare nella Lazio perché avevo problemi con il presidente. Mi ha emarginato, mi ha impedito di allenarmi con la squadra, di cambiarmi nello spogliatoio con i miei compagni, di avere lo stesso medico e gli stessi preparatori, perché lui fa quello che vuole nella Lazio. Non ho i numeri esatti, ma da quando sono arrivato circa 25-30 giocatori hanno vissuto la mia stessa situazione. Gli allenatori fanno quello che possono, ma Lotito fa quello che vuole. Lui non è un uomo di calcio”.

In tanti ieri hanno esultato ascoltando le parole di Mauro Zarate, l’affondo dell’ex talento di Haedo contro Lotito, assistendo all’ennesimo atto di una guerra che va avanti da mesi e che si chiuderà con un divorzio che costerà alla Lazio la perdita a parametro zero di un giocatore sul quale ha investito oltre 40 milioni di euro. Io non ho esultato e non mi schiero dalla parte del giocatore, perché anche se Zarate nell’intervista all’emittente televisiva argentina Tyc Sport (http://www.tycsports.com/notas/81400-quiero-volver-ser-feliz) ha detto cose vere, sacrosante,  per quanto io possa disprezzare Lotito il problema è che sono uscite dalla bocca sbagliata, perché Zarate tutto può fare meno che recitare il ruolo della vittima. Gli posso e gli possiamo concedere tutte le attenuanti del mondo, ma lui è stato il primo responsabile di questo fallimento.

Se le stesse parole le avesse pronunciate uno come Ledesma o Marchetti, oppure un campione di professionalità come Klose o un ragazzo come Hernanes, quell’intervista avrebbe sortito un altro effetto. Sarebbe stata una bomba, oppure come far cadere un velo su quello che succede da anni a Formello, sul clima dittatoriale che regna da anni all’interno della Lazio. Cose che sappiamo tutti, ma di cui nessuno parla mai volentieri, proprio per non arrivare allo scontro con il “dittatore”. Che Zarate abbia ragione lo dicono i numeri. Basta andare a vedere la lunghissima lista di giocatori che dal 2004 a oggi ha denunciato la Lazio per mancato rispetto del contratto o per le pressioni ricevute da Lotito per rinnovare i contratti alle sue condizioni o per rivedere sempre perché lo voleva lui cifre e durata di accordi da lui stesso liberamente sottoscritti. Il personaggio è questo, lo sappiamo bene, perché anche nella sua attività extra-Lazio si comporta allo stesso modo. Per lui un calciatore è come un lavoratore di una cooperativa con contratto a progetto. Praticamente uno senza diritti, con il solo dovere di fare quello che decide lui. Con i lavoratori delle sue ditte ci riesce, qualche volta si prende qualche denuncia da parte dei sindacati, ma è un rischio calcolato. Con i calciatori, invece, le cose vanno diversamente. Perché nel mondo del calcio, i contratti una volta firmati devono essere onorati e ci sono delle regole da rispettare. E con quelli come Zarate (o come Diakité e Cavanda solo per parlare degli ultimi di un elenco partito nel 2004 con Negro e Dino Baggio), Lotito non solo non rispetta le regole di sempre, ma neanche quelle che lui stesso ha scritto con il nuovo accordo collettivo firmato due anni fa. Perché come dice Zarate, Lotito si considera quasi onnipotente. Nella Lazio come nel sistema calcio.

Tutto vero, tutto giusto quello che dice Zarate, ma lui non può salire sul pulpito. Lui no. A Roma è stato accolto come si faceva solo con i generali reduci da grandi trionfi, è stato “coccolato”, gli sono stati perdonati gestacci al pubblico dopo un gol, qualche marachella e anche un rendimento incostante, perché con quei piedi aveva fatto innamorare tutti e aveva consentito ai tifosi della Lazio di poter sognare di avere finalmente un campione, dono anni di anonimato e di mezze figure. Invece lui ha fatto un po’ come Lotito. E’ tornato dalle vacanze quando voleva lui, ha giocato a fare la primadonna, ha litigato con tutti gli allenatori, è stato troppo a lungo sovrappeso a causa di un comportamento extracalcistico non proprio da professionista o da campione, insomma tutto è stato meno che un modello e non ha certo onorato come doveva fare quel contratto che ogni anno tra commissioni e paga base costa alla Lazio qualcosa come 8 milioni di euro. Che si sono aggiunti ai 23,2 milioni di euro spesi dalla società prima per il prestito e poi per acquistare il suo cartellino.

Soldi buttati al vento, perché se è vero quello che ha detto Zarate nell’intervista lui dal 1° luglio è un giocatore libero, svincolato dalla Lazio da una lettera della Fifa. Visto che parallelamente alla vertenza in atto in Italia, Zarate e il suo clan hanno chiesto la rescissione del contratto con la Lazio per colpa della società anche alla Fifa, che a quanto pare ha dato ragione all’ex talento di Heado.

“La Lazio non può proibirmi di giocare e per questo ho inviato una lettera alla Fifa. Oggi mi hanno dato la notizia che sono un giocatore libero di andare a giocare con qualsiasi squadra al mondo, ma mentre io gioco, il giudizio continuerà. Ci sono delle belle opzioni per me per andare a giocare con un’altra società. Se andassi in un club europeo forte per me sarebbe difficile, perché avrei poco spazio. C’era una possibilità in Inghilterra, ma è da valutare perché io voglio giocare. Adesso devo parlare con la dirigenza del Velez, ma sto parlando anche con altri club. Comunque io ho voglia di restare qui, sto parlando con i miei fratelli per vedere e analizzare le varie possibilità”.

Zarate addio quindi. E se non è oggi sarà così il 15 luglio. E come è successo anni fa con Pandev, a rimetterci in questo ennesimo braccio di ferro voluto da Lotito sarà la Lazio. Quindi, per quel che mi riguarda c’è ben poco da festeggiare, anzi, proprio nulla. Perché la conseguenza di questa ennesima perdita da mettere a bilancio potrebbe essere la cessione di qualche pezzo pregiato. Perché in una società che vive da 9 anni in completo autofinanziamento perché l’azionista di maggioranza assoluta non mette un solo euro, i conti tra entrate e uscite devono tornare. E per ora stiamo solo alle uscite, a cui si aggiunge oggi questo fardello di altri 5 milioni di euro di minus valenza da mettere a bilancio, senza contare i 5-8 milioni di euro che si potevano incassare fino a qualche mese fa per cedere Zarate, risparmiandone almeno altri 4 lordi d’ingaggio. Quindi, io Zarate non lo ringrazio per questo sfogo, perché in un ambiente già diviso e spaccato come è ora quello della Lazio, queste parole uscite dalla bocca sbagliata diventeranno probabilmente un boomerang. Che non colpirà Zarate, che non tornerà mai più a Roma e a Formello, ma colpirà i tifosi e chi da anni lotta per mostrare il vero volto di Lotito e il modo in cui viene gestita la Lazio.

STEFANO GRECO



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